Il Comando militare iracheno ha aperto un’inchiesta sul “fuoco amico” della Coalizione internazionale a guida Usa in un raid aereo “non coordinato” nella provincia occidentale a maggioranza sunnita dell’Anbar che avrebbe causato, secondo fonti ufficiose, almeno 7 morti e 19 feriti tra le forze di sicurezza del paese arabo. Attraverso un comunicato, il comando spiega che la coalizione internazionale ha colpito un “gruppo armato” nella localita’ di al Baghdadi, a ovest della provincia. Il raid e’ scattato dopo aver ricevuto informazioni dall’intelligence irachena “sulla presenza di un leader terrorista, Karim al Samarmad, in un’abitazione al Baghdadi dove era in corso un incontro per preparare un attentato”, si legge nella nota. Le forze dell’Esercito iracheno, con la copertura aerea della coalizione, si sono recate sul luogo per raccogliere informazioni. In quel frangente e’ stato rilevato “un raggruppamento di uomini armati” che sono stati “colpiti dai velivoli della Coalizione senza alcun coordinamento con le forze preposte”, prosegue il comunicato. Le vittime, secondo fonti di sicurezza consultate da “Agenzia Nova”, non sarebbero terroristi ma agenti di polizia e combattenti tribali locali inquadrati nelle Unita’ per la mobilitazione popolare (Pmu), la coalizione di milizie paramilitari irachene alleate del governo di Baghdad. “Un elicottero statunitense ha bombardato una colonna di mezzi civili e delle forze di sicurezza che trasportava il direttore del distretto di al Baghdadi (villaggio dell’Anbar 170 chilometri a nord-ovest di Baghdad), Sharhbail al Obeidi, e il direttore della polizia locale, colonnello Salam al Obeidi, verso la residenza del capo tribu’ Sheikh Maidi al Obeidi ad Alnahia”, hanno spiegato le fonti.