Iraq: Consiglio sicurezza Kurdistan, forze Baghdad stanno preparando “grandi attacchi” contro Erbil
Secondo quanto riferisce Nova, il Consiglio di sicurezza della regione autonoma del Kurdistan iracheno ha annunciato oggi di aver ricevuto “messaggi pericolosi” da parte delle forze sicurezza irachene, tra cui le unità della Mobilitazione popolare sciita, che starebbero preparando “grandi attacchi” contro la regione curda. In un messaggio diffuso sul profilo ufficiale Twitter, il Consiglio ha precisato che le forze irachene potrebbero compiere attacchi dalla parte meridionale e occidentale della provincia di Kirkuk e anche dalla zona settentrionale di Mosul. In un comunicato stampa, il governo della regione autonoma del Kurdistan iracheno ha sottolineato che il premier e comandante delle Forze armate irachene, Haider al Abadi, sarà ritenuto responsabile di qualsiasi controversia o atti di violenza che esploderanno nelle aree contese tra Erbil e Baghdad. Nella nota, il governo curdo ha sottolineato che Abadi ha minacciato diverse le milizie curde Peshmerga sulle conseguenze di eventuali contrasti con le forze federali nelle aree contese. Secondo Erbil, gli appelli di Abadi sono “incostituzionali”. La notizia giunge dopo che la Corte di al Rusafa, ramo della Corte suprema dell’Iraq, ha emesso oggi un mandato di arresto per i membri dell’Alto comitato per il referendum della regione autonoma del Kurdistan accusati di aver condotto la consultazione per l’indipendenza curda nonostante la contrarietà della Corte suprema federale. In un comunicato stampa, il portavoce dell’Alto consiglio giudiziario, Abdul Sattar Birqdar, ha dichiarato: “La Corte di al Rusafa ha emesso un mandato di arresto per il responsabile e i componenti della commissione che ha monitorato il referendum nella regione di Kurdistan”. Nella nota Birqdar ha dichiarato che “il verdetto è stato emanato dopo che il Consiglio di sicurezza nazionale ha presentato una denuncia sostenendo che il referendum era contrario alla decisione della Corte suprema federale”. La decisione del tribunale è stata contestata dalle autorità di Erbil. In una dichiarazione rilasciata all’emittente curda “Kurdistan 24”, il presidente dell’Alto comitato per il referendum, Mohammed Salih, ha dichiarato che il mandato di arresto è “una decisione politica”. Secondo Salih, le misure intraprese dal governo federale ricordano quelle del passato regime di Saddam Hussein. Lo scorso 9 ottobre, il Consiglio di sicurezza nazionale dell’Iraq, presieduto dal primo ministro Haider al Abadi, ha stilato una lista di nomi di dipendenti statali della regione autonoma del Kurdistan direttamente implicati nell’organizzazione del referendum per l’indipendenza giudicato illegale da Baghdad. Ieri in una conferenza stampa, il premier Abadi ha risposto in modo evasivo ad una domanda circa l’emissione di un mandato di arresto contro il presidente del Kurdistan, Masoud Barzani: “Alcuni sono stati inseriti nella lista. Stiamo predisponendo relative procedure legali in proposito”. Ieri durante un incontro con il responsabile della missione diplomatica dell’Unione Europea in Iraq, Ramon Blecua, Barzani ha ribadito che il referendum del mese scorso è stato “l’espressione della volontà del popolo curdo”, aggiungendo che le autorità di Erbil sono pienamente consapevoli del fatto che la consultazione deve essere seguita da negoziati con Baghdad. Barzani ha quindi ribadito di essere pronto al dialogo con il governo federale. L’ambasciatore Blecua ha concordato con Barzani che solo “attraverso il dialogo e i negoziati” le due parti possono risolvere la disputa in corso. Nei giorni scorsi Barzani si è detto disponibile ad aprire il dialogo con Baghdad, ma per ora il governo non sembra intenzionato a collaborare.