Sarebbero di 157 morti il bilancio dei manifestanti rimasti uccisi nel corso delle proteste scoppiate in Iraq tra il 1 e il 6 ottobre scorso per il carovita e la corruzione.
La commissione di inchiesta governativa incaricata di fare luce sulle uccisioni avvenute in quei giorni ha riferito che il 70% delle vittime sono stati colpiti da colpi letali alla testa e al petto da non meglio identificati cecchini con il volto coperto.
Secondo il rapporto reso noto dalla commissione, le forze di sicurezza hanno fatto uso un uso eccessivo della forza in diverse occasioni. La commissione punta il dito anche contro altri non identificati uomini armati che si sono resi responsabili di numerose uccisioni di manifestanti.
Il rapporto è stato pubblicato a due giorni dalla ripresa delle proteste indette a Baghdad e nelle altre città del paese.
Preoccupazioni sono state espresse nei giorni scorsi dalle istituzioni internazionali presenti nel Paese che hanno lanciato un appello a tutte le parti coinvolte a ridurre le tensioni e a respingere la violenza.
Di tono analogo il messaggio postato su twitter dall’ambasciata italiana nel Paese in cui si legge: “L’ambasciata italiana in Iraq esprime profonda preoccupazione e tristezza per le vittime delle proteste in corso a Baghdad e in altre città irachene. L’ambasciata d’Italia a Baghdad sostiene pienamente il dialogo pacifico tra le autorità dell’Iraq e i suoi cittadini. L’Iraq merita pace, sicurezza e prosperità”.