(di Pasquale Preziosa) In Iraq sono state decise le nuove elezioni politiche per il prossimo 15 Maggio. L’Iraq dal 1991, data della prima guerra del golfo non ha trovato ancora un cammino di pace, l’ultima battaglia è stata quella di liberarsi dall’ISIS.
È tempo di voltare pagina, per dare una speranza di una vita migliore ai propri cittadini con le nuove elezioni.
Geograficamente, l’Iraq è il cuore del Medio Oriente, 50% più grande dell’Italia, circondata da piccole e grandi potenze sui confini, con 1600 km di confine con l’Iran, 800km di confine con l’Arabia Saudita, 600km con la Siria, 360 con la Turchia, 250 con il Kuwait, 180 con la Giordania. Geograficamente è esposta alle invasioni da nord dall’aperto deserto siriano lungo il fiume Eufrate, e da Est lungo il confine con l’Iran che presenta pochi ostacoli naturali.
Storicamente, l’Iraq era parte dell’impero ottomano e durante il primo conflitto mondiale fu occupato da UK, nel 1932 raggiunse la sua indipendenza come Regno e, nel 1958 lo status di Repubblica. Dopo i vari conflitti che si sono susseguiti nel paese, nel 2005 l’Iraq , con referendum popolare si è dotata di una nuova costituzione con elezioni popolari, l’ultima delle quali si è tenuta nel 2014.
L’Economia del paese, prima legata prevalentemente all’agricoltura, con la scoperta del petrolio ai confini con l’Iran nella parte Nord, nella parte Est e a Sud del paese, è ora prevalentemente concentrata sul petrolio.
Il 90% dell’economia dell’Iraq ruota oggi intorno al petrolio con ratei di crescita del paese che nel 2016 sono stati dell’11%.
Per potenziare e aggiornare le infrastrutture dedicate all’estrazione petrolifere, l’Iraq ha la necessità di fare grossi investimenti in questo specifico settore da Nord a Sud.
Sotto il profilo politico , nel nord del paese, nella regione Curda dell’Iraq, è necessario raggiungere accordi con il Kurdistan Regional Government per lo sviluppo e le esportazioni delle risorse naturali. Il Paese può attrarre investimenti stranieri per la necessaria fase di ricostruzione e potenziamento infrastrutturale e economico, ma ha urgenza di presentare maggiore stabilità politica e sociale e livelli di sicurezza interna più elevati. I livelli di disoccupazione nel paese sono elevati e il livello di scolarizzazione insufficiente per fornire mano d’opera e tecnici alle imprese nel paese.
La popolazione irachena, formata da diverse etnie e religioni, è molto soggetta all’influenza dei paesi esterni all’Iraq e ciò provoca disunione sociale che non consente di raggiungere risultati concreti per il paese.
Le nuove elezioni potrebbero essere il punto di partenza per accelerare i progressi per lo sviluppo delle istituzioni del paese che possano prendersi cura di tutti i cittadini iracheni, prescindendo dalla religione o dalla etnia di appartenenza. Potrebbero essere il punto nodale per iniziare il processo di scolarizzazione dei cittadini secondo le esigenze di sviluppo della società irachena, lanciare la campagna anti corruzione e riformare le regole per poter investire nel paese in modo più moderno.
Mettere al centro il futuro del cittadino iracheno, indipendentemente dalla sua etnia e dal suo credo religioso, potrà assicurare più coesione sociale e più supporto al paese per accelerare la sua ripresa.