“Israele ha lanciato attacchi simultanei su diversi ospedali nelle ultime ore”, ha dichiarato ad Al Jazeera, il portavoce del Ministero della Sanità di Gaza, Ashraf Al-Qidra.
di Massimiliano D’Elia
Funzionari di Gaza hanno dichiarato a Reuters che Israele, nelle prime ore di questa mattina, ha lanciato una serie di attacchi aerei nelle vicinanze di tre ospedali, mettendo così a dura prova il già provato sistema sanitario. Tra i 2,2 milioni di persone presenti a Gaza ci sono circa 50.000 donne incinte, 5.500 delle quali dovrebbero partorire nelle prossime settimane, sostengono le organizzazioni internazionali presenti a Gaza. Alti funzionari palestinesi, che fanno capo al ministero della Sanità, hanno aggiornato il bollettino delle vittime che ha raggiunto ieri la cifra di 10.812 unità.
“Con gli attacchi e i combattimenti in corso nelle vicinanze di Al Shifa, siamo seriamente preoccupati per il benessere di migliaia di civili, tra cui molti bambini, che cercano cure mediche e riparo”, ha dichiarato Human Rights Watch sul X.
Al Qidra ha precisato che Israele ha preso di mira il cortile dell’ospedale più grande di Gaza, l’Al Shifa e due ospedali pediatrici, Al-Rantisi e Al-Nasr. Il Ministero degli Esteri indonesiano ha dichiarato, invece, che durante la notte ci sono state forti esplosioni nei pressi dell’ospedale indonesiano che è rimasto parzialmente danneggiato. L’ospedale è situato nei pressi della fascia costiera di Gaza.
I media palestinesi hanno pubblicato un video riferito all’ospedale di Al Shifa in cui si mostrano le conseguenze di un attacco israeliano ad un parcheggio dove erano rifugiati i palestinesi sfollati. Naturalmente tali immagini occorrerà verificarle perché è in atto una importante campagna di disinformazione a mezzo sofisticati software di intelligenza artificiale.
La campagna militare israeliana, che dura ormai da un mese, ha impattato notevolmente sugli ospedali di Gaza perché da giorni iniziano a scarseggiare forniture mediche, acqua potabile e carburante per alimentare i generatori. Il ministero della Sanità di Gaza ha dichiarato che 18 dei 35 ospedali di Gaza e altri 40 centri sanitari sono fuori servizio a causa dei danni provocati dai bombardamenti o dalla mancanza di carburante.
L’esercito israeliano ha dichiarato di avere le prove che Hamas utilizza Al Shifa e altri ospedali, come l’ospedale indonesiano, per nascondere i posti di comando e i punti di accesso ad una vasta rete di tunnel sotto Gaza. L’esercito di Tel Aviv ha anche affermato di non prendere di mira i civili e di aver permesso ad alcuni civili palestinesi feriti di attraversare l’Egitto per essere curati.
L’avanzata militare israeliana nel centro di Gaza, che ha portato i carri armati a circa 1,2 km dal più grande ospedale (Al Shifa), pone forti dubbi a osservatori e analisti sul rispetto delle norme del diritto internazionale che impongono la protezione di ospedali, centri medici e campi profughi.
Ieri il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato in un post su X che Israele ha “l’obbligo di distinguere tra terroristi e civili e di rispettare pienamente il diritto internazionale”.
Sempre ieri la Casa Bianca ha dichiarato che Israele ha accettato di sospendere le operazioni militari in alcune parti del nord di Gaza per quattro ore al giorno anche se, al momento, non si intravede alcun segnale di una diminuzione dei combattimenti.
“Le pause, che consentirebbero alle persone di fuggire lungo due corridoi umanitari e potrebbero essere utilizzate per il rilascio di ostaggi, sono stati primi passi significativi in tal senso”, ha detto il portavoce della Casa Bianca per la sicurezza nazionale John Kirby.
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha lasciato intendere che le pause sarebbero state frammentate, senza confermare l’esistenza di un piano concordato per pause ricorrenti.
Alla domanda se ci sarà una pausa dei combattimenti, Netanyahu ha detto al canale Fox News: “No. I combattimenti continuano contro il nemico Hamas, ma in luoghi specifici, per un determinato periodo di qualche ora qui o qualche ora là, vogliamo facilitare il passaggio sicuro dei civili lontano dalla zona dei combattimenti e lo stiamo facendo”.
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