Gli Stati Uniti hanno convocato una riunione segreta di alti funzionari militari di Israele e dei paesi arabi a marzo scorso per esplorare come potrebbero coordinarsi contro la crescita missilistica dell’Iran e le possibili capacità dei droni nella regione. La notizia è stata riportata dal Washington Post.
I colloqui, mai resi noti prima, si sono tenuti a Sharm El Sheikh, in Egitto: sono stati tenuti, per la prima volta, da ufficiali di alto rango israeliani e arabi. Si sono incontrati con i paretici americani per discutere di una minaccia comune: l’Iran.
L’incontro ha riunito i massimi ufficiali militari di Israele, Arabia Saudita, Qatar, Egitto e Giordania ed è avvenuto mentre Israele e i Paesi vicini hanno intrapreso un confronto su una potenziale cooperazione militare. Anche Emirati Arabi Uniti e il Bahrain hanno inviato propri ufficiali alla riunione segreta.
Gli Stati Uniti sono stati rappresentati dal gen. Frank McKenzie, allora capo del Comando Centrale degli Usa.
Per decenni, tale cooperazione militare non è stata considerata possibile. I comandanti in Medio Oriente hanno cercato di incoraggiare gli stati arabi a coordinare le loro difese aeree senza coinvolgere Israele, che è sempre stato visto come un avversario dalla maggior parte del mondo arabo.
I colloqui sono stati resi possibili da diversi cambiamenti avvenuti negli anni e dalla crescente minaccia iraniana. Ad agevolare l’avvicinamento il miglioramento dei legami politici dopo gli accordi di Abraham e la decisione dell’amministrazione Trump nel gennaio 2021 di espandere l’area di copertura del comando centrale per includere Israele.
Un altro fattore che ha guidato l’espansione della cooperazione militare è stato il desiderio dei paesi arabi di accedere alla tecnologia e alle armi di difesa aerea israeliane in un momento in cui gli Stati Uniti stanno spostando il proprio baricentro nel confronto contro Cina e Russia.
Le discussioni tra le nazioni del Medio Oriente sulla cooperazione in materia di difesa aerea, tuttavia, hanno molta strada da fare e sono ancora diplomaticamente delicate. In una dichiarazione, il col. Joe Buccino, portavoce del comando centrale, non ha parlato espressamente dell’incontro di Sharm El Sheikh, ma ha affermato che il comando “mantiene un fermo impegno ad aumentare la cooperazione regionale e lo sviluppo di un’architettura integrata di difesa aerea e missilistica per proteggere le nostre forze sul campi e quelle dei partner regionali”.
L’Iran “è il principale fattore destabilizzante in tutto il Medio Oriente”, ha aggiunto.
Gli Emirati Arabi Uniti sulla cooperazione, in una nota, hanno detto: “gli Emirati Arabi Uniti non sono parte di alcuna alleanza militare regionale o cooperazione mirata a un paese specifico”. “Inoltre, gli Emirati Arabi Uniti non sono a conoscenza di alcuna discussione formale relativa a tale alleanza militare regionale”.
Ai colloqui di Sharm El Sheikh sono seguiti incontri segreti di livello inferiore tra rappresentanti delle nazioni del Medio Oriente che hanno discusso scenari ipotetici su come potrebbero cooperare per rilevare e difendersi dalle minacce aeree.
Ai colloqui di Sharm El Sheikh i partecipanti hanno raggiunto un accordo di principio sulle procedure per la notifica rapida in caso di rilevamento di minacce aeree
Per ora, tali notifiche verrebbero eseguite tramite telefono o computer e non tramite i dati digitali militari degli Stati Uniti.
I funzionari hanno anche discusso su quali forze nazionali avrebbero dovuto intercettare le possibili minacce aeree.
Il passo successivo è assicurarsi il sostegno dei leader politici per codificare gli accordi di notifica e determinare l’interesse dei leader del Medio Oriente ad ampliare la cooperazione.
Il presidente Biden ha in programma di visitare Israele e Arabia Saudita a metà luglio. Una portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale ha affermato che la Casa Bianca ha sostenuto “l‘ampliamento e l’approfondimento dei legami arabo-israeliani“, ma non ha fornito dettagli. Gli Stati Uniti sperano da decenni di costruire uno scudo di difesa aerea integrato in Medio Oriente, che collegherebbe radar, satelliti e altri sensori tra i paesi della regione. Gli sforzi per promuovere tale cooperazione da parte delle nazioni del Golfo Arabo sono stati a lungo ostacolati dalla loro riluttanza a condividere dati sensibili che potrebbero rivelare le proprie vulnerabilità e dai timori che l’Arabia Saudita possa dominare tale partnership.