Israele ha iniziato la politica della demolizione dei tunnel disseminati nella striscia di Gaza.
I tunnel rappresentano le vie attraverso le quali giungono, nella striscia di Gaza, tutti I rifornimenti non autorizzati via terra.
Inoltre, i tunnel servono ad Hamas per nascondere, agli occhi dei droni israeliani, tutti i movimenti fatti nella striscia di Gaza, impedendo, quindi, ogni valutazione sui possibili attacchi con razzi verso il territorio israeliano.
Nel tunnel fatto saltare dagli israeliani, sono morti 4 presunti terroristi appartenenti alla jihad islamica e un membro di Hamas, altri 9 sono rimasti feriti.
Il problema dei tunnel nella striscia di Gaza non è una novità. Il problema, per quanto riferito dal Capo di Stato Maggiore della Difesa israeliano Gadi Eizenkot, riguarda la rimozione di una minaccia concreta per i cittadini israeliani.
Il tunnel fatto collassare avrebbe costituito un passaggio segreto sotto il confine della striscia di Gaza, in pieno territorio israeliano: ciò non è accettato da Israele che sta costruendo una rete tecnologica di rilevamento dei tunnel che violano il territorio israeliano.
Il Capo di Stato Maggiore è stato perentorio affermando che ogni violazione alla sovranità israeliana sarà contrastata con determinazione.
Per Hamas e i terroristi della jihad islamica secondo cui i morti sono 8 appartenenti ad ambo le parti, la distruzione del tunnel rappresenta una pericolosa “escalation” il cui fine è la distruzione dell’unità palestinese. Sembra che nella distruzione del tunnel sia anche morto il comandante della P.I.J. (Palestinian Islamic Jihad) Arafat Abu Murshid.
Secondo le autorità del P.I.J., saranno esaminate tutte le opzioni per rispondere a questa aggressione in quanto I tunnel fanno parte della strategia di deterrenza.
In aggiunta, la distruzione del tunnel viene ritenuta una chiara dichiarazione di guerra da parte di Israele.
La risposta di Benjamin Netanyahu non si è fatta attendere:” chiunque ci farà del male noi riponderemo facendo del male”.
In aggiunta, il Ministro della Difesa ha affermato che la pena di morte per i terroristi sarà uno strumento significativo di deterrenza.
Nulla di nuovo, quindi, nel confronto tra Israele e Hamas, è una guerra senza fine fatta di espedienti, tattiche e strategie che al momento non rafforzano i rapporti negoziali tra le parti, anzi.
La situazione potrebbe peggiorare con il ritiro di Hezbollah dalla Siria, ora in supporto a Bashar al Assad.
Alcune avvisaglie si sono già avute e Israele è dovuta intervenire al di là delle alture del Golan, spingendosi fino a colpire non solo gli Hezbollah e i convogli fatti ma, anche un sito militare del regime di Assad. Non vi è stata alcuna risposta siriana, al momento, sicuramente per le grosse operazioni in corso contro l’Isis.
Queste sono le premesse dopo il termine delle ostilità in Siria e sistemazione del Kurdistan in qualche modo: ci aspettiamo di riparlare, prossimamente, della storia senza fine del conflitto israelo-palestinese.
di Roberta Preziosa