Israele-Hamas, rilascio degli ostaggi: è questione di ore

Le trattative tra Israele e Hamas per una tregua nella Striscia di Gaza sono giunte a una fase cruciale, con un possibile accordo che potrebbe essere finalizzato entro pochi giorni. Il governo israeliano ha intensificato i suoi sforzi, informando le famiglie degli ostaggi che nelle ultime ore sono continuate le consultazioni presso l’ufficio del primo ministro a Gerusalemme. Benjamin Netanyahu, insieme al ministro della Difesa e ai vertici della sicurezza, ha discusso con il team negoziale presente a Doha per valutare i progressi e affrontare gli aspetti più critici dell’intesa.

La prima fase dell’accordo prevede la liberazione di 33 ostaggi catturati durante l’attacco del 7 ottobre, tra cui 5 soldatesse, in cambio del rilascio di almeno 250 detenuti palestinesi. Hamas, attraverso fonti egiziane, ha comunicato un assenso ufficioso al piano, ma la leadership di Gaza sembra voler attendere una dichiarazione ufficiale da parte di Israele prima di confermare l’accordo. Netanyahu, che ha incontrato i familiari degli ostaggi in due occasioni separate, ha ribadito la sua disponibilità per un cessate il fuoco prolungato, a patto che tutti i rapiti vengano rilasciati. “È questione di giorni o ore. Aspettiamo la risposta di Hamas e poi può iniziare subito”, ha dichiarato il premier israeliano.

Secondo fonti diplomatiche, l’accordo potrebbe includere un cessate il fuoco della durata di alcuni giorni, durante i quali verrebbero effettuati i rilasci previsti. Il piano prevede uno scambio che rappresenterebbe una delle più grandi operazioni umanitarie di questo tipo negli ultimi anni: la liberazione di 33 ostaggi in cambio di circa 1.000 detenuti palestinesi. Nonostante la portata storica dell’intesa, Netanyahu deve affrontare una forte opposizione interna, in particolare da parte della destra israeliana, che vede l’accordo come una concessione eccessiva ad Hamas.

A livello internazionale, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha sottolineato che Israele dovrebbe accettare un percorso verso la creazione di uno Stato palestinese indipendente, collegando questo obiettivo alla normalizzazione delle relazioni tra Israele e i paesi arabi, in particolare con l’Arabia Saudita. Blinken ha evidenziato che una soluzione a lungo termine per Gaza e la Cisgiordania è essenziale per garantire stabilità nella regione. Ha inoltre ribadito l’importanza della collaborazione internazionale e del coinvolgimento degli stati arabi in una missione di peacekeeping che potrebbe fornire supporto sia a livello di sicurezza che nella gestione civile della Striscia.

Anche l’Italia sta giocando un ruolo attivo in questo processo. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha incontrato a Roma il suo omologo israeliano Gideon Sa’ar, esprimendo il proprio sostegno all’unità di Gaza e Cisgiordania sotto la guida dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP). Tajani ha sottolineato la necessità di accelerare i negoziati per una soluzione duratura e ha annunciato che si recherà nei prossimi giorni in Israele e Palestina per lavorare direttamente su iniziative diplomatiche mirate alla pace. Durante l’incontro, il ministro italiano ha anche confermato la disponibilità dell’Italia a partecipare a una missione di peacekeeping a guida araba, un’idea discussa come parte del piano per garantire la sicurezza e la stabilità della regione.

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