Israele-Hezbollah: tregua a rischio

Dopo l’entrata in vigore della tregua la scorsa settimana, il confine tra Israele e Libano rimane un teatro di scontri a bassa intensità, nonostante la sospensione dei massicci attacchi missilistici. L’esercito israeliano (IDF) ha accusato Hezbollah di ripetute violazioni dell’accordo, rispondendo con azioni mirate. Sabato, l’aviazione israeliana ha colpito un veicolo carico di armi, tra cui missili RPG, e ha bombardato postazioni lanciarazzi nell’area di Sidone e un impianto di produzione missilistica in profondità nel Libano.

L’IDF ha inoltre pubblicato immagini di un arsenale nascosto in una moschea nel sud del Libano, sollevando preoccupazioni sul coinvolgimento di luoghi sacri per scopi militari. Parallelamente, sono stati effettuati raid su infrastrutture in Siria utilizzate per il traffico di armi, violando l’accordo di cessate il fuoco.

Il Ministero della Sanità libanese ha denunciato il ferimento di tre persone, tra cui un bambino di sette anni, a seguito di un raid israeliano contro un’auto nel villaggio di Majdal Zoun, nel sud del Libano. L’IDF ha ribadito che le operazioni miravano esclusivamente a obiettivi militari.

Intanto, a Gaza, continuano le operazioni militari israeliane, con un bilancio che, secondo il Ministero della Sanità gestito da Hamas, ha superato le 44.000 vittime dall’inizio del conflitto. Tra le ultime vittime, cinque persone a Khan Younis, tre delle quali operatori umanitari di World Central Kitchen. Israele ha dichiarato che l’obiettivo principale era un membro di Hamas coinvolto negli attacchi del 7 ottobre e sospettato di rapimenti.

World Central Kitchen ha sospeso le sue attività nella Striscia di Gaza, affermando di non essere a conoscenza di legami tra i propri lavoratori e Hamas.

Oggi al Cairo, i rappresentanti di Hamas, Fatah e la Jihad Islamica Palestinese si sono incontrati con funzionari egiziani per discutere della ripresa dei negoziati per il cessate il fuoco e della riconciliazione interna palestinese. Parallelamente, il senatore statunitense Lindsey Graham ha sottolineato l’impegno del presidente eletto Donald Trump per risolvere la questione di Gaza e favorire la normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita.

Nel frattempo, un nuovo video rilasciato dalle brigate al-Qassam, l’ala militare di Hamas, mostra l’ostaggio americano Edan Alexander, rapito durante gli attacchi del 7 ottobre, implorare il suo rilascio dopo 420 giorni di prigionia. L’immagine straziante di Alexander evidenzia il dramma umano del conflitto e il peso degli ostaggi come strumenti di pressione politica.

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