A seguito della decisione di Donald Trump di uscire dall’accordo sul nucleare firmato nel 2015, l’Iran annuncia l’intenzione di riprendere l’arricchimento dell’uranio.
L’ayatollah Ali Khamenei, parlando alla folla accorsa al mausoleo di Khomeini nell’anniversario della sua morte, ha annunciato che Teheran ha ordinato di dare il via ai preparativi per riprendere l’arricchimento dell’uranio, precisando che “per ora” si muove “ancora nell’ambito dell’intesa Jcpoa”.
Parole che hanno trovato conferma poche ore dopo quando Ali Akbar Salehi, capo del programma di sviluppo nucleare, ha notificato all’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea) che la Repubblica islamica intende aumentare il numero delle sue centrifughe nucleari per accrescere la capacità di arricchire l’uranio.
Salehi ha puntualizzato che l’avvio del processo di produzione “non significa che cominceremo ad assemblare le centrifughe”, infatti l’accordo prevede che, nell’arco del primo decennio, Teheran possa costruire parti delle centrifughe senza però renderle operative, e che possa continuare ad avere un arricchimento dell’uranio al 3,67%, molto al di sotto del 20% cui era arrivata in precedenza (il 90% è la soglia per l’arma nucleare).
Il discorso della guida suprema iraniana preoccupa non poco Benjamin Netanyah che intravede nella strategia iraniana la riapertura della partita per il controllo del Medio Oriente. Il leader israeliano in un videomessaggio ha dichiarato “Due giorni fa, l’ayatollah Khamenei ha dichiarato l’intenzione di distruggere lo Stato d’Israele. Ieri ha spiegato come lo farà, con l’arricchimento senza limiti per produrre un arsenale di bombe nucleari”.
La guida suprema iraniana ha pronunciato parole dure anche contro l’Europa che, a suo avviso, sta cercando di ingannare l’Iran, pretendendo che continui ad accettare i limiti al nucleare, senza godere dei vantaggi economici.
Javad Zarif, ministro degli Esteri iraniano, nei giorni scorsi, in una lettera aveva esortato la comunità internazionale a opporsi al “bullismo di Washington” per salvare l’intesa nata dopo una intensa attività di negoziazioni e di “colloqui multilaterali meticolosi, sensibili e bilanciati” e che non può essere rinegoziata, come vogliono gli Usa.