Israele pronto a sferrare l’attacco all’Iran

di Andrea Pinto

La situazione in Medio Oriente si fa sempre più incandescente, con Israele che sta considerando una risposta mirata contro l’Iran dopo il recente attacco missilistico del 1º ottobre 2024. Secondo fonti anonime riportate dalla NBC, le opzioni sul tavolo includono obiettivi militari e infrastrutturali, con un particolare focus sulle strutture energetiche iraniane. Questa potenziale ritorsione si inserisce in un quadro di crescente instabilità nella regione, con Israele impegnato in una battaglia su più fronti contro gruppi sostenuti dall’Iran, come Hezbollah in Libano e Hamas nella Striscia di Gaza.

Il conflitto tra Israele e i gruppi militanti filo-iraniani, in particolare Hezbollah, è esploso oltre un anno fa, quando Hezbollah ha iniziato a lanciare razzi contro il nord di Israele, in contemporanea con l’inizio della guerra di Gaza del 2023. La tensione ha subito un’escalation nelle ultime settimane, con Israele che ha intensificato le operazioni militari nel sud del Libano, includendo bombardamenti aerei nelle zone meridionali di Beirut e nella valle della Beqaa, roccaforte di Hezbollah. Dall’inizio delle operazioni militari israeliane, molti dei leader di Hezbollah sono stati uccisi, e le incursioni israeliane oltre confine continuano.

Oggi Hezbollah ha dichiarato di combattere contro le forze israeliane nel villaggio di Ramya, nel sud del Libano, nel tentativo di respingere l’infiltrazione israeliana. Dal canto suo, l’Israeli Air Force (IAF) ha confermato di aver colpito circa 200 obiettivi Hezbollah nelle ultime 24 ore, compresi siti di lancio missilistico e postazioni per missili anticarro. Questi attacchi, combinati con l’operazione di terra, evidenziano l’impegno di Israele a smantellare quelle che definisce “infrastrutture terroristiche”.

Le conseguenze umanitarie e la preoccupazione delle Nazioni Unite

Il conflitto ha avuto un impatto devastante sulla popolazione civile. Secondo il governo libanese, oltre 1,2 milioni di persone sono state sfollate a causa dell’espansione delle operazioni israeliane nel Libano meridionale. Il numero totale delle vittime, stando ai rapporti del governo di Beirut, ammonta a oltre 2.100 persone, tra cui donne e bambini, con circa 10.000 feriti. Tuttavia, questo bilancio non distingue tra civili e combattenti.

Parallelamente, si sono moltiplicate le preoccupazioni per la sicurezza delle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite presenti in Libano. Negli ultimi giorni, la missione UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon) ha segnalato tre episodi distinti in cui cinque dei suoi peacekeeper sono rimasti feriti a causa del fuoco israeliano. Il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha espresso profonda preoccupazione durante una telefonata con il Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, sollecitando Israele a garantire la sicurezza delle truppe delle Nazioni Unite e dell’esercito libanese.

Una regione in fiamme: Gli alleati dell’Iran entrano in scena

La crisi non si limita al fronte israelo-libanese. Le operazioni militari si sono estese all’intera area, con gruppi militanti alleati dell’Iran che si preparano a intensificare gli attacchi contro Israele. La Resistenza Islamica in Iraq, un gruppo militante filo-iraniano, ha rivendicato un attacco con droni contro un sito militare nelle alture del Golan, occupate da Israele. In una dichiarazione ufficiale, il gruppo ha affermato che l’operazione è stata condotta in solidarietà con il popolo palestinese e il Libano.

Inoltre, gruppi ribelli Houthi nello Yemen e milizie filo-iraniane in Iraq stanno aumentando la pressione, creando una rete di conflitti su vasta scala. Questo sviluppo ha destato timori che gli Stati Uniti e l’Iran possano essere trascinati in un conflitto diretto, con potenziali conseguenze disastrose per l’equilibrio di potere nella regione mediorientale, un’area cruciale per la produzione mondiale di petrolio.

La guerra di Gaza: L’Inizio della crisi attuale

La guerra in corso a Gaza, che ha contribuito in modo significativo alla destabilizzazione regionale, è scoppiata il 7 ottobre 2023, quando Hamas ha lanciato un attacco coordinato contro le comunità israeliane nel sud del Paese. L’assalto, che ha provocato la morte di oltre 1.200 israeliani e il rapimento di circa 250 persone, ha scatenato una risposta immediata da parte di Israele. L’operazione militare israeliana, mirata a eliminare Hamas, ha avuto un impatto devastante su Gaza, con oltre 42.000 palestinesi uccisi, secondo il Ministero della Salute di Gaza. I bombardamenti e gli attacchi aerei israeliani hanno ridotto in macerie gran parte dell’enclave costiera.

Israele e la potenziale risposta all’Iran

In risposta all’attacco missilistico iraniano del 1º ottobre, Israele non ha ancora preso decisioni definitive su come reagire. Fonti statunitensi citate dalla NBC suggeriscono che, sebbene Israele abbia escluso attacchi contro impianti nucleari iraniani o assassinii mirati, è probabile che una risposta includa azioni contro infrastrutture militari e energetiche. Questo attacco iraniano era una rappresaglia per le operazioni militari israeliane contro Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza, inclusa l’uccisione di diversi leader di entrambe le organizzazioni.

Funzionari israeliani hanno lasciato intendere che una risposta potrebbe avvenire durante lo Yom Kippur, una delle festività più sacre per il popolo ebraico. Tuttavia, il momento e la natura precisa dell’azione rimangono incerti, poiché sia Israele che gli Stati Uniti monitorano attentamente le possibili ripercussioni di un ulteriore escalation.

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