L’effetto delle sanzioni alla Russia hanno comportato per l’Italia una perdita di circa 3 miliardi di euro, lo afferma Coldiretti in una nota. Ieri il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante il suo discorso al Senato della Repubblica ha fatto chiari accenni di aperture alla Russia, dando inequivocabilmente una sterzata alla politica estera italiana.
Nello stesso giorno da Vienna il presidente russo Vladimir Putin tornava a ripetere che le sanzioni non convengono a nessuno: “Tutti sono interessati a rimuoverle”. Il lavoro diplomatico dell’Italia nei confronti della Russia a Bruxelles in realtà non si è mai fermato. E resta una caratteristica dei governi italiani dell’ultimo ventennio, da Pratica di Mare in poi, con picchi di affinità durante i governi Berlusconi, che ha caratterizzato però negli anni anche i governi di centrosinistra. Lo stesso ex premier Paolo Gentiloni ha più volte sottolineato, anche nell’ultima fase, il “doppio binario” seguito dall’Italia di “fermezza” davanti alle violazioni, tenendo però “sempre aperta la porta del dialogo”. Un lavoro, quello italiano, mai uscito però dal perimetro tracciato insieme agli altri Stati membri a Bruxelles, che dall’invasione della Crimea si sono sempre mossi all’unisono. “Abbiamo i cinque principi guida per le politiche Ue nei confronti della Russia che sono stati concordati nel 2016 e poi ribaditi ad aprile 2018 da tutti i 28 stati membri a livello del Consiglio affari esteri”, ha ricordato la Commissione Ue. Mentre il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, prossimo presidente di turno, subito dopo l’incontro con Putin ha assicurato che continuerà a sostenere le decisioni di Bruxelles, sanzioni comprese. Non è un caso che anche Mosca abbia reagito con cauto ottimismo all’annuncio di Conte: “L’Italia – ha detto il presidente della commissione Affari Esteri del Senato Konstantin Kosachev – è parte integrante dell’Unione Europea e i leader dell’Ue hanno modi per influenzare qualunque paese membro: sappiamo benissimo come i leader di altri Stati hanno fatto dichiarazioni simili ma quando poi arrivava l’ora di votare anche i più ‘sovversivi’ non hanno rotto le righe”. L’obiettivo del Governo, del resto, è stato indicato chiaramente: “Saremo fautori di un’apertura alla Russia, che ha consolidato negli ultimi anni il suo ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche. Ci faremo promotori di una revisione del sistema delle sanzioni”. Frasi che non sembrano puntare a ‘rompere le righe’, ma piuttosto a dare nuovo impulso alla voce dell’Italia in Europa. Su questo, come su molti altri delicati dossier. La prima occasione per affrontarli, per il presidente del Consiglio, sarà tra appena tre giorni in Canada, all’interno di un G7 che ha espulso la Russia dal 2014, quando ha invaso la Crimea. E dove lo aspetta il suo primo bilaterale, che sarà proprio con la donna più potente d’Europa, la cancelliera tedesca Angela Merkel. Apertura a Mosca e revisione delle sanzioni, dunque, come ha detto Conte, “a partire da quelle che rischiano di mortificare la società civile russa”, ma senza perdere di vista gli interessi degli italiani.