(di Massimiliano D’Elia) Alla vigilia del Consiglio interministeriale Europa-Africa, la vicenda Italia Francia diventa un caso diplomatico per via dello scambio polemico sui temi delle migrazioni. Il ministero degli Esteri francese ha convocato l’ambasciatrice italiana, Teresa Castaldo, per chiederle chiarimenti sulle dichiarazioni definite “ostili e immotivate” rese dal vicepremier Luigi Di Maio, che aveva parlato di “responsabilità coloniali della Francia” dietro il flusso di migranti che cercano di raggiungere l’Europa.
Le polemiche tuttavia non fermano Di Maio, che, dopo aver negato l’esistenza di un conflitto diplomatico, ha rincarato la dose, accusando la Francia di un uso coloniale del Franco della Comunità Finanziaria dell’Africa. “Stampando una moneta per 14 stati africani impedisce lo sviluppo di quegli stati africani e contribuisce alla partenza di profughi che poi muoiono nel Mediterraneo o arrivano sulle nostre coste. Se l’Europa in questo momento vuole avere un po’ di coraggio deve avere la forza di affrontare il tema della decolonizzazione dell’Africa. Sono stanco di parlare degli effetti dell’immigrazione, voglio cominciare ad affrontare le cause“.
Del Franco della Comunità Finanziaria Africana, un tempo Franco delle Colonie Africane, ne aveva parlato nel 2017 lo stesso presidente Macron in Burkina Faso, evocando la possibilità di una riforma della moneta che avrebbe potuto spingersi fino a cancellarla del tutto. Tuttavia, alle dichiarazioni non è seguito nessun piano operativo. Al riguardo PRP Channel ha scritto ampiamente. link
Le opposizioni vanno all’attacco, a cominciare dal Pd che col capogruppo del Senato Andrea Marcucci e il capogruppo in Commissione Esteri Alessandro Alfieri chiede la convocazione del ministro degli Esteri Enzo Moavero. Ma dai Cinque stelle non sembrano per niente intenzionati a fare marcia indietro: «C’è poco da scusarsi – scrive il sottosegretario Manlio Di Stefano in un tweet – nel dire il vero e difendere gli interessi dei più deboli, i popoli africani». Una posizione comune alla maggioranza, se anche il deputato leghista Paolo Grimoldi dice la sua e aggiunge che «se la Francia si permette di convocare il nostro ambasciatore a Parigi», allora «quando Macron e i suoi ministri la scorsa estate rovesciavano insulti e offese sul nostro governo avremmo come minimo dovuto espellere il loro ambasciatore a Roma».
Ieri sera Bersani sul programma di Porro su Rete4 ha detto: “abbiamo buttato per aria 70 anni di relazioni internazionali“. Purtroppo l’ex leader del PD ha ragione. Le accuse rivolte alla Francia da parte di Di Maio sono sicuramente fondate, tuttavia, ci sono sedi più opportune per far valere le proprie ragioni e non la pubblicità sui media e soprattutto sui social network. Le questioni di politica internazionale non devono rientrare nella “bagarre” delle politica interna perché fuori dai confini italici c’è un mondo diverso che si muove con logiche purtroppo spesso ambigue. Il fatto che la Francia utilizzi il CFA nelle sue 14 ex colonie è una faccenda nota agli addetti ai lavori. La stessa Merkel, ancor peggio ….., aveva chiesto alla Francia, anni fa, di versare “la gabella” africana direttamente nelle casse della Bce e non del Tesoro transalpino. Di Maio e la Meloni hanno ragione nel denunciare, ma lo avrebbero dovuto fare all’Onu, al Parlamento europeo, ovvero in incontri “riservati” a livello bilaterale. I rischi ora sono l’accordo del secolo tra Fincantieri e Stx France nella cantieristica navale. Un accordo che consentirebbe di poter competere a livello globale con i cinesi. Poi c’è il signor Moscovici in Commissione Ue che già ha fatto capire che arriveranno tempi duri per i conti italiani. Per non parlare della Libia, dove Italia e Francia dovrebbero svolgere, insieme, un ruolo in prima linea per la pacificazione del Paese. Continue, invece, anche nel paese africano le mosse “sottili” per sottrarre l’uno all’altro l’influenza su Tripoli.
Insomma, quella di Di Maio e quindi del Governo una partita giocata davvero male.