L’audizione di Stefano Gatti al Senato: il ruolo cruciale della cooperazione internazionale per un mondo più stabile e prospero
L’Italia rafforza la sua presenza internazionale per la stabilizzazione globale e la promozione della pace, in un anno decisivo per la diplomazia e la cooperazione internazionale
Presso l’Aula Convegni del Senato si è da poco conclusa un’importante audizione delle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato.
A seguito dell’audizione di ieri del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Luciano Portolano, a parlare è stato Stefano Gatti, Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. L’incontro, che si è svolto presso l’Aula Convegni del Senato, aveva come focus l’esame della Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 19 febbraio 2025, che riguarda la partecipazione dell’Italia a nuove missioni internazionali per l’anno 2025, nonché la proroga delle missioni già in corso. L’audizione ha offerto anche l’occasione per discutere la Relazione analitica sulle missioni in corso, che riguarda lo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo, tesi a sostenere i processi di pace e stabilizzazione nelle aree più vulnerabili del mondo.
L’Italia ha tradizionalmente avuto un ruolo di rilievo nelle missioni internazionali di pace, con un impegno che ha attraversato numerosi conflitti e situazioni di crisi. Nel 2025, la partecipazione italiana si estende ulteriormente con l’invio di mezzi e personale in vari contesti internazionali. La Deliberazione del Consiglio dei Ministri prevede la partecipazione del nostro Paese a nuove missioni, con un totale di 2.867 unità di personale, tra cui 359 mezzi terrestri, 15 mezzi aerei e 4 mezzi navali. Il fabbisogno finanziario previsto per queste missioni è di circa 30 milioni di euro, una cifra decisamente inferiore rispetto ai 45,9 milioni stanziati nel 2024, segno di un approccio più efficiente e mirato alla gestione delle risorse.
Gatti ha esordito nel suo intervento enfatizzando l’importanza della cooperazione internazionale per la pace e la stabilità globale, un aspetto centrale nell’agenda politica e diplomatica dell’Italia. Le missioni internazionali, ha spiegato, non sono interventi estemporanei, ma azioni strategiche che mirano a prevenire conflitti e a rafforzare le istituzioni nei Paesi vulnerabili. L’Italia, pur agendo in stretta collaborazione con altri Paesi e organizzazioni internazionali, si propone come un attore fondamentale nella stabilizzazione di contesti ad alto rischio, come quelli in Medio Oriente e Africa Subsahariana, dove i conflitti armati minacciano non solo la sicurezza locale, ma anche quella globale. L’approccio italiano, dunque, si distingue per la volontà di affrontare le radici dei conflitti, mirando a costruire un ordine internazionale più sicuro e cooperativo.
La cooperazione allo sviluppo, come ha sottolineato Gatti, è strettamente legata agli Obiettivi di Sostenibilità delle Nazioni Unite (SDGs), con l’obiettivo di promuovere una crescita economica e sociale che non si limiti a rispondere alle emergenze, ma che possa gettare le basi per uno sviluppo duraturo. L’Italia ha infatti investito risorse in programmi che mirano a favorire l’educazione, la salute e la lotta alla povertà nei Paesi destinatari delle missioni. Gatti ha messo in evidenza che la cooperazione italiana si distingue per un approccio che non si ferma all’assistenza immediata, ma lavora per trasformare le condizioni socio-economiche di queste regioni, puntando alla creazione di infrastrutture locali, alla formazione di risorse umane e al miglioramento dei servizi pubblici, con l’obiettivo di ridurre progressivamente la dipendenza dall’assistenza esterna.
Tuttavia, non mancano le sfide. Gatti ha parlato delle difficoltà operative nelle missioni di pace, spesso ostacolate dalla presenza di gruppi armati locali, che minano la stabilità delle aree in cui si interviene. La gestione della sicurezza, la difesa dei diritti umani e la protezione delle popolazioni vulnerabili sono temi centrali, ma non facili da affrontare. Le missioni, infatti, si trovano ad operare in contesti dove la situazione di instabilità è protratta e le forze locali sono talvolta troppo deboli per garantire una transizione verso una pace duratura. Tuttavia, l’Italia non si limita a operazioni militari: le missioni di stabilizzazione italiane combinano una componente civile, che integra azioni di assistenza e ricostruzione, con quella militare, per garantire un intervento completo e sostenibile. La cooperazione con altri attori internazionali, come le Nazioni Unite e le ONG, risulta fondamentale per il successo delle missioni, permettendo di superare le difficoltà operative e di garantire una risposta tempestiva ed efficace.
Le ONG, in particolare, rivestono un ruolo cruciale nell’implementazione delle missioni, come sottolineato da Gatti. Queste organizzazioni, più radicate nei territori e con una capacità operativa diretta, sono in grado di rispondere rapidamente alle emergenze e di realizzare progetti concreti per lo sviluppo sostenibile. La collaborazione tra Stato e ONG è fondamentale per evitare duplicazioni di interventi e massimizzare l’efficacia degli sforzi, come ha chiarito il Direttore Generale. L’Italia, pur mantenendo un approccio governativo solido, riconosce che le ONG, per la loro agilità e operatività consolidata, sono in grado di raggiungere dove le strutture statali faticano ad arrivare, in particolare in contesti di alta complessità.
Concludendo, Gatti ha enfatizzato la sfida della sostenibilità a lungo termine delle missioni di cooperazione. Le missioni italiane, infatti, non devono solo rispondere a bisogni urgenti, ma devono anche garantire che gli effetti siano duraturi, favorendo l’autosufficienza e la resilienza delle comunità locali. La cooperazione internazionale, in questa visione, non è un atto assistenziale, ma un’opportunità per la crescita di intere regioni. L’obiettivo dell’Italia è quello di lasciare, al termine di ogni missione, una comunità capace di affrontare autonomamente le proprie sfide, senza necessitare di ulteriori aiuti esterni.
L’Italia continua a giocare un ruolo di primo piano nelle missioni internazionali di pace e cooperazione, perseguendo l’obiettivo di un mondo più sicuro e stabile attraverso un impegno che si rinnova e si adatta alle sfide del presente e del futuro. Il 2025 si prospetta come un anno decisivo, in cui l’Italia ribadisce la sua posizione di partner affidabile nel contesto internazionale, impegnandosi con determinazione a favore della pace e della sostenibilità globale.
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