Rapporti Magistratura, Stampa più chiari senza mettere bavaglio agli organi di informazione. Il Governo ha riformato le intercettazioni, strumento fondamentale per le indagini, garantendo il giusto equilibrio fra interessi primari tutelati dalla Costituzione: la segretezza della corrispondenza e il diritto all’informazione, codificato nell’articolo 21 della Carta. Oggi e’ arrivato infatti il primo via libera del Consiglio dei ministri al decreto legislativo che attua la legge delega del 2017: e’ stato lo stesso presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, a dare l’annuncio dell’approvazione al termine della riunione, assieme al guardasigilli Andrea Orlando. Una riforma che “senza ledere il diritto di cronaca evitera’ gli abusi”, ha spiegato Gentiloni. “Il provvedimento affronta un tema annoso, non restringe la facolta’ dei magistrati e delle forze dell’ ordine di utilizzare le intercettazioni nelle indagini, anzi, in un passaggio rende piu’ semplice la richiesta intercettazioni per i piu’ gravi reati contro la pubblica amministrazione e non interviene sulla liberta’ di stampa e il diritto di cronaca”, ha aggiunto il ministro Orlando, puntualizzando che “i vincoli introdotti non restringono lo strumento di indagine, ma riducono il rischio delle fughe di notizie quando non sono legate a fatti penalmente rilevanti. La riforma interviene infatti sulla selezione del materiale di intercettazione: quello ritenuto irrilevante per le indagini, infatti, non dovra’ essere neanche trascritto. Il vaglio passera’ attraverso la polizia giudiziaria, il pm titolare dell’inchiesta, se necessario con un contraddittorio con i difensori, per essere infine definito dal giudice delle indagini preliminari. Contro le intercettazioni fraudolente viene introdotto uno specifico reato, punito con la reclusione fino a 4 anni. La responsabilita’ di custodia degli ‘ascolti’ sara’ del pubblico ministero, che dovra’ gestire un ‘archivio riservato’. Per tutelare la privacy, inoltre, negli stessi atti giudiziari si potranno riportare “ove necessario” solo i “brani essenziali” delle intercettazioni. Queste potranno essere captate nei domicili anche attraverso ‘virus-spia’, come il Trojan, per i reati di terrorismo e mafia o nel caso in cui sia in atto un’attivita’ criminosa. Altrimenti il magistrato sara’ chiamato a motivarne l’utilizzo. Infine, sara’ piu’ snella la procedura di autorizzazione di intercettazione per i reati piu’ gravi contro la Pubblica amministrazione commessi da pubblici ufficiali. Uno stop riguardera’ gli ‘ascolti’ difensori e i loro assistiti. IL decreto passa ora all’esame delle Commissioni parlamentari competenti per poi tornare al vaglio del Governo per il via libera definitivo.