La competizione in politica internazionale tra Italia e Francia è sempre viva. La Libia, il Mediterraneo allargato ma anche il Niger. Proprio lì l’Italia dopo gli accordi del ”Quirinale” e l’avallo de Parlamento ha deciso di costituire una base di controllo al confine tra Niger e Ciad. A Ghat, a sud ovest della Libia, l’idea era quella di posizionare un comando militare/polizia per fare “training” alle guardie di frontiera libiche al fine di controllare il confine con Niger, Algeria e Ciad. Porzioni di territorio da dove passano i più nefandi traffici illeciti che vanno dalla droga, alle armi e agli esseri umani. Circa 500 uomini con mezzi e altre predisposizioni logistiche sono già nell’area di interesse, parliamo di polizia di frontiera e di militari del Comando Operativo Interforze del Ministero della Difesa. La missione è stata finanziata in parte con fondi dell’Unione Europea, in seguito alla firma degli accordi di cooperazione militare con il Niger del 2017. Accordi che prevedono, tra l’altro, anche l’apertura dell’ambasciata italiana, avvenuta il 4 gennaio scorso e l’accordo di collaborazione nel Sahel. Il vero problema, come riporta anche il Fatto Quotidiano, è l’ingerenza dei nigeriani. Davvero insolito il modo in cui il governo di Niamey abbia saputo della missione italiana targata Ue, ovvero da un lancio di agenzia Afp e non dalle autorità italiane. Le autorità nigeriane, hanno mostrato tutta la loro diffidenza e non gradimento della presenza italiana e così i militari del Coi si ritrovano relegati in aeroporto. Una quarantina di soldati italiani, sotto il comando di un generale, si ritrovano accampati in maniera precaria nella base Usa dell’aeroporto di Niamey, senza neppure un accordo scritto che li tuteli sotto il profilo giuridico. La situazione diventa sempre più insostenibile e l’impegno italiano non va oltre delle donazioni sanitarie o alimentari. Si cerca di correre ai ripari e un Kc 767 dell’aeronautica militare italiana ad aprile scorso scarica su Niamey un carico di medicinali, proprio per ammorbidire il governo del Niger. Le resistenze del governo nigeriano molto probabilmente sono state fomentate da Parigi. La Francia, infatti, aveva chiesto proprio all’Italia un intervento diretto nell’area perché sperava di alleggerirsi nella lotta contro le forze jihadiste servendosi, appunto, dell’Italia. (La Francia si sentiva forte per via della trattativa in corso nel settore della cantieristica navale tra STX France e Fincantieri). L’Italia giustamente ha preso la ghiotta occasione per concentrarsi, invece, sui traffici dei migranti, argomento molto più sensibile e di interesse nazionale. Gli italiani, quindi, individuano la zona per posizionare la base nella capitale, ma il vero impegno con i soldati sul campo è stato rimodulato a ridosso del confine libico. Quindi la Francia non sta a guardare e posiziona 4mila uomini nella regione del Sahel e nell’operazione Barkhane si serve, questa volta, dell’appoggio di truppe inglesi. Ancora una volta l’Italia viene trattata come “zerbino”, ti adegui oppure soccombi. In Niger si conta la presenza anche di circa 1000 militari americani, per costruire una base per velivoli APR ad Agadez. La missione è tarata per dare la caccia alle forze jihadiste presenti nella zona.