Libia, 12 e 13 novembre vertice a Palermo. Italia esulta ma Haftar può far saltare tutto

Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha riferito in Parlamento che  a Palermo il 12 e il 13 novembre ci sarà il vertice sulla Libia. Si tratta di organizzare un tavolo caldo i cui componenti, si spera, saranno Russia, Usa, Europa , Lega Araba, Egitto, oltre a capi tribù e milizie local. La parola d’ordine ha detto Moavero Milanesi sarà  “di lavorare per la Libia, non sulla Libia  e di trovare una linea generale di azione per riportare l’ordine e la pace“.

Un vertice, quello promosso dall’Italia, che  è stato sempre ostacolato dalla Francia e dal generale Khalifa Haftar, che protendono per le elezioni a metà dicembre. Macron, al riguardo,  le sta tentando tutte e ha riportato, due giorni fa,  a Tripoli la nuova ambasciatrice francese, Beatrice Le Fraper du Hellen, primo rappresentante diplomatico inviato nella capitale, dopo la chiusura della sede nel luglio del 2014 e il trasferimento delle competenze all’ambasciata di Tunisi.

Le Fra per du Hellen, riporta Il Messaggero, ha anche annunciato che l’ambasciata riaprirà nel 2019 e  che la Francia sostiene gli sforzi del governo di concordia per ripristinare la sicurezza e la stabilità. Tanto che Serraj li ha elogiati per l’appoggio dato alla stabilità e al percorso democratico. L’ambasciatore italiano Giuseppe Perrone, invece,  è ancora a Roma. Si era allontanato  improvvisamente da Tripoli a causa dell’inferocirsi degli scontri e poiché ritenuto non gradito dalle milizie vicino ad Haftar. La colpa dell’ambasciatore italiano, secondo i libici, sarebbe  stata quella di non aver appoggiato le elezioni di metà dicembre decise al vertice di Parigi tra Macron, Haftar e al Serraj (accordo mai sottoscritto dalle parti). Perrone, in alcune dichiarazioni, aveva detto che in Libia non ci sarebbero le condizioni necessarie per svolgere elezioni democratiche.

Tuttavia la nostra ambasciata – ha ribadito Moavero – è aperta ed  è retta dal vicario.  Dopo il sostegno incassato dagli Usa, l’Italia punta alla Russia, e lunedì Moavero sarà a Mosca per incontrare il suo omologo Sergei Lavrov, (ieri anche Silvio Berlusconi, a sorpresa, è volato dall’amico Putin, facendo saltare un importante incontro con i dirigenti di Forza Italia).

Il generale  Haftar, tuttavia, ha già iniziato a porre alcune condizioni,  “il vertice dovrà porre fine alla presenza di gruppi armati a Tripoli e  la Costituzione dovrà essere modificata prima del referendum e le elezioni dovranno essere indette sulla base delle leggi provvisorie, quindi senza attendere i lavori del Parlamento“. Kalifa Haftar vuole ancora andare al voto  il 10 dicembre prossimo e  ha comunque fatto sapere che potrebbe decidere di intervenire per riportare l’ordine a Tripoli, visto che gli scontri continuano. Non ultimo quello di ieri, quando sono stati sparati dei razzi in direzione dell’aeroporto dai miliziani conosciuti come  “I Giovani di Tripoli”.  Haftar ha anche detto  che nel caso in cui le elezioni non si dimostrassero trasparenti il suo esercito sarebbe pronto a ripristinare la legalità con la forza. Non si esclude che dietro i tumulti ci sia proprio  la regia dello stesso Haftar (Francia), per andare  il 10 dicembre alle elezioni. La posta in gioco è alta, c’è tanto petrolio da estrarre ed affidare a compagnie straniere.

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