Un’azione di digital propaganda dietro la violenta campagna contro Mattarella

Secondo il quotidiano la Stampa la tempesta di insulti e minacce al presidente della Repubblica nei giorni di massima tensione politica, sarebbe stata spinta da un network di account sospetti.

Lo tzunami di critiche e invettive che ha investito il capo dello Stato (compresi contenuti lesivi e minacce) toccando il picco fra domenica e lunedì scorsi, ha viaggiato soprattutto su twitter. Una tempesta non del tutto spontanea, però. A svelarlo è la Stampa di Torino in un lungo articolo in cui spiega come dietro ci sarebbe stato un gruppo di account, impegnato ad amplificare quest’onda anomala contro il Quirinale, nelle stesse ore in cui il M5s invocava l’impeachment contro Mattarella. Gli account, viene precisato, non hanno mostrato connessioni con alcun partito ufficiale, né sembrano riconducibili a interferenze straniere, tuttavia lo scenario che viene descritto parla in modo chiaro di un’operazione tesa a manipolare l’opinione pubblica. La rivelazione del quotidiano si basa tra l’altro sul report di due informatici che hanno utilizzato un algoritmo elaborato per individuare la propaganda digitale, partendo da tre tre hashtag in particolare (#mattarelladimettiti, #impeachment e #impeachmentmattarella):

–  «Non parliamo di bot o troll – scrivono gli autori – ma di “account sospetti”: questo perché in uno scenario così altamente complesso, indicare un account come bot o troll è difficilmente dimostrabile, in particolar modo in un ecosistema di propaganda digitale molto discusso». La ragione principale è semplice: «Se indichiamo l’account @marioRossi232323 come bot, perché le sue caratteristiche del profilo e i suoi contenuti o azioni dimostrano automazioni, chi gestisce il presunto bot, un essere umano, potrebbe prenderne il controllo all’istante e iniziare a usarlo in prima persona, provando quindi a dimostrare l’infondatezza di una ricerca». Account generati da un software possono poi tranquillamente “animarsi”, ossia essere operati da umani.  –

Più avanti nell’articolo i due analisti informatici spiegano poi nel dettaglio i criteri utilizzati nella ricerca e come il fenomeno della digital propaganda sia in continua mutazione, proprio per sfuggire ai controlli e al rischio di essere scoperti (ad esempio “cercando di polverizzarsi e mimetizzarsi il più possibile con account naturali dei social”). Altro aspetto indicativo è il ricorrere delle classiche tematiche anti-establisment dal sovranismo all’ultranazionalismo, passando anche per temi sociali come il no-vax. L’intento è sempre lo stesso: dividere e polarizzare l’opinione pubblica, provando a spostarla almeno in parte su posizioni sempre più radicali. La cybersecurity di Twitter (come di altri social network) cerca da tempo di intervenire, ad esempio con limitazioni temporanee e restrizioni, ma il fenomeno, conclude l’articolo, è ormai una realtà con cui fare i conti anche in Italia. Un comprimario insidioso da tenere sempre più spesso presente nell’odierna agorà politica.

Un’azione di digital propaganda dietro la violenta campagna contro Mattarella