(di Massimiliano D’Elia). Sembra fantapolitica ma gli eventi forse un giorno mi daranno ragione. Il peccato originale viene da lontano, da quando si decise di formare il Conte 2. Come allearsi con quelli del M5S? “Con loro mai”, tuonava Zingaretti dai palchi durante i comizi elettorali pre-covid. Dopo il Papeete l’alleanza prendeva sempre più forma, un’occasione unica per il Pd, tornare al governo pur avendo perso le elezioni. Questa l’intuizione di Matteo Renzi che dopo qualche mal di pancia iniziale è stata poi digerita da tutti. Ma, come fare ad unire quelli che urlavano alle piazze “noi con quelli di Bibbiano mai” con quelli che poi erano di fatto l’odiata casta. La diffidenza reciproca è sempre stata palpabile ma i 5 Stelle per paura di ritornare a casa e lasciare i comodi troni parlamentari avrebbero accettato di tutto anche allearsi con i più odiati, quelli del Pd.
Il Pd già al minimo storico dei consensi pur digerendo l’alleanza doveva trovare una formula, una exit strategy in caso di problemi, un modo per non perdere la faccia con il suo elettorato. Semplice, Renzi fonda Italia Viva con un numero nutrito di parlamentari ex Pd, lasciando alcuni suoi fedelissimi a presidiare il Pd stesso. Nel corso dei mesi la pandemia ha scompaginato le carte in tavola e Giuseppe Conte per “emergenza” e sottile lungimiranza ha iniziato a ritagliarsi importanti fette di potere. Troppo anche per il Pd che di potere se ne intende. Come fare allora? Utilizzare l’arma segreta attivare Renzi, il lupo solitario in grado di far deflagrare il castello contiano senza perdere la faccia.
Non è un caso, infatti, che a Palazzo Chigi non riescano a trovare i responsabili, battezzati e ingentiliti oggi in costruttori, sembra che quasi tutti vogliano defenestrare il premier Conte con tutti i suoi filistei per rimettere le pedine del potere al loro posto, quello giusto.
La maggioranza in Senato sarà pertanto solo relativa, rasenta i 155 senatori, anziché 161, si cercherà di andare avanti così. Conte andrà comunque in Parlamento per verificare i numeri di cui dispone anche perchè ci sono precedenti storici di maggioranze relative, da Cossiga a Berlusconi, da D’Alema a Dini, sino a Ciampi e Andreotti, Moro e Fanfani.
I 5 Stelle fanno quadrato: E’ stata ribadita da tutti l’assoluta compattezza del Movimento attorno al presidente Conte. Una posizione che non è in discussione, così come resta confermata l’impossibilità di qualunque riavvicinamento con Renzi, che ha voluto lo strappo nonostante i nostri parlamentari avessero lavorato bene su tanti progetti con deputati e senatori di Italia viva.
Il Pd a parole accusa Matteo Renzi di aver creato condizioni sempre più difficili per garantire un governo adeguato al Paese in una situazione di emergenza, rischiando di aprire scenari imprevedibili. Ora per garantire una piena trasparenza si vada nelle sedi appropriate, quelle parlamentari, dove tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità per salvaguardare gil interessi del Paese.
Dopo giorni di trattative anche l’Udc torna indietro: “Non ci prestiamo a giochi di palazzo e stiamo nel centrodestra, i nostri valori non sono in vendita”.
Anche Clemente Mastella si ritira: “Io tentavo di mettere mattoni, altri di toglierli, e quindi se la vedessero loro“. Carlo Calenda racconta sui social di esser stato contattato da Mastella con una richiesta, l’appoggio dei senatori di Azione al governo, in cambio di un appoggio del Pd nella campagna a sindaco di Roma.
Renzi non ha chiuso la porta e ai suoi dice: “Al Senato i 18 senatori saranno decisivi visto che la maggioranza al momento è tra 150 e 152. Non rispondiamo alle provocazioni e lavoriamo sui contenuti”.
Certo è che se al posto di Conte si proponesse un Guerini, Franceschini etc., Renzi rientrerebbe in maggioranza realizzando uno “scacco matto” clamoroso ai danni dell’avvocato pugliese.