Il Consiglio dei ministri valuterà la prossima settimana la proposta della nuova legge finanziaria concordata ieri nella riunione convocata a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni tra il ministro dell’Economia Giorgetti e i due vice premier, Salvini e Tajani. Si tratta di 30-35 miliardi da mettere sul piatto della bilancia per soccorrere gli italiani attanagliati da caro energia e dalle spinte inflattive dell’economia.
Il numero uno del Mef ha riferito di essere determinato a tenere la barra dritta sull’aumento delle capacità per famiglie e imprese contro il caro bollette allargando anche la platea dei beneficiari di entrambe le categorie, portando il cuneo fiscale al 3%, sostenendo maggiormente famiglia e natalità e aumentando le soglie attuali del credito d’imposta sulle bollette per le imprese dal 30% al 35%.
Il premier Meloni ha concordato in pieno la linea tracciata da Giorgetti ma ha posto un unico paletto: “la sostenibilità delle proposte” da indicare a chiare lettere nel disegno della legge di Bilancio con la relativa copertura finanziaria già individuata.
A fronte dei 21 miliardi occorrenti contro il caro-energia il resto dovrà soddisfare le altre richieste la cui copertura economica dovrà essere certa all’interno dei vincoli di bilancio e del deficit che non dovrà andare oltre il 4,5% del Pil nel 2023.
Tra le novità altamente impattanti sulla vita reale l’azzeramento dell’Iva su pane, pasta e latte mentre i prodotti per l’infanzia e gli assorbenti ricadrebbero sotto un’aliquota agevolata del 5%: una misura popolare che avrebbe, secondo le prime stime, un costo limitato.
Parimenti una novità assoluta è l’inserimento in manovra dell’Amazon tax – una tassa sulle consegne per gli acquisti e-commerce effettuate con mezzi non ecologici.
E’ stata confermata la cancellazione delle cartelle non superiori a mille euro e il dimezzamento di quelle tra mille e tremila euro, così come l’ampliamento della flat tax del 15% alle partite Iva con ricavi fino a 85mila euro e l’aumento della tassa sugli extraprofitti.
Da fasare ancora la misura più cara alla Lega la cosiddetta Quota 103 – in pensione a 62 anni d’età e 41 di contributi – la cui copertura è ricercata in una poderosa stretta sul reddito di cittadinanza.
Sul reddito di cittadinanza il Governo intende rivedere i criteri come l’obbligo di presentarsi periodicamente presso i comuni. Verrà concesso l’assegno solo a chi è alla ricerca di un lavoro e non ha mezzi di sussistenza. In particolare si pensa di interrompere, tra sei mesi, l’erogazione del contributo ai soggetti che risultano in condizione di poter lavorare.
Il Tesoro però frena e le misure «saranno oggetto di valutazione politica». In discussione l’azzeramento dell’Iva per il pane e il latte e per il sistema pensionistico. Ma il vero problema resta quello delle coperture finanziarie. «Tutto non è possibile e bisogna scegliere», dice il ministro Giorgetti.
La manovra arriverà al cdm lunedì pomeriggio e dopo la validazione verrà inviata a Bruxelles alla Commissione europea che deve esprimere un parere entro la fine del mese di novembre.