Jan Palach (11 agosto, 1948, Praga – 19 gennaio 1969, Praga) è stato uno studente di storia e di economia politica all’Università Carlo di Praga, al quale Francesco Guccini ha dedicato una delle canzoni più belle del suo repertorio.
Il giovane ceco, il 16 gennaio ’69, cinquant’anni fa, si diede fuoco in piazza San Venceslao, nella capitale cecoslovacca, per protestare contro la feroce repressione della Primavera di Praga da parte dei militare dell’ex Unione Sovietica. Nulla, dicono i libri di storia, che il giovane ceco si era ispirato al monaco buddista Thich Quang Duc che sei anni prima si era dato fuoco a Saigon.
Il 19 gennaio a Verona alcuni gruppi neofascisti, durante un concerto, vogliono onorare la memoria di Palach. Erroneamente lo hanno preso come simbolo della lotta al comunismo. Il giovane ceco, invece, si uccise per protestare contro la tirannia e contro l’indifferenza della popolazione ceca di fornte all’occupazione dei carri armati “rossi”. Ferma la condanna degli studenti di Lettere e Filosofia dell’Università Carlo IV di Praga, la stessa frequentata da quel ragazzo: «Abbiamo appreso con indignazione la notizia, ripresa anche dai media cechi, relativa al concerto in programma a Verona al quale dovrebbero partecipare gruppi musicali legati all’estrema destra italiana».
Nella città italiana di Verona, il concerto rock dei gruppi neonazisti dedicato al 50 ° anniversario della morte di Jan Palach si svolgerà sotto il patrocinio delle autorità provinciali.