John McCain. Chi è il Senatore repubblicano che non dice sissignore a Donald Trump

In Italia pochi conoscono la storia di John McCain. Alcuni sanno che è stato l’anticandidato nelle primarie che lo opposero nel 2000 a George W. Bush.
Qualcuno di più sa di lui solo che fu il candidato Repubblicano che sfidò Barack Obama alle elezioni presidenziali del 2008.
Io personalmente mi sono appassionato a questo politico atipico, durante la lettura di un reportage scritto da uno dei miei scrittori preferiti per un noto “magazine” americano. Lui è David Foster Wallace, il libro su cui è pubblicato questo affascinante reportage è “Considera l’aragosta”, il reportage si intitola “Forza, Simba” e la rivista che aveva commissionato il reportage è il Rolling Stones, non certo un periodico che “sposta i voti” nè che io sappia, una rivista che si occupa di politica. E proprio questo è il punto forte della storia. Sembra che Rolling Stones abbia contattato DFW proponendogli di seguire, in occasione della campagna elettorale del 2000, uno degli sfidanti dello strafavorito George W. Bush nella corsa per la Casa Bianca. Lo scrittore fortemente spaesato da una simile richiesta obiettò, ritenendosi inadeguato a trattare argomenti politici, in quanto non particolarmente interessato e ferrato nella materia. I vertici del potente magazine americano risposero che era proprio quello il motivo per cui lo avevano individuato per quel lavoro. Ritenevano DFW l’uomo giusto perché erano interessati al parere di una persona estranea alle logiche di palazzo e di conseguenza, libero di raccontare, senza condizionamenti, ciò a cui assisteva è ciò che riusciva a rubare con gli occhi e con le orecchie. L’unico politico che suscitava interesse nello scrittore, non certo per affinità politiche, era per l’appunto John McCain, ritenuto dallo stesso, un po’ come lui, un cane sciolto senza padroni, allergico a guinzagli e museruole. Ne esce fuori un reportage molto bello ed interessante. Riassumerlo significherebbe snaturarlo e violentarlo, pertanto invito i curiosi a cercarne una copia ed a leggerlo per provare ad appassionarsi come capitò a me all’epoca, ad un personaggio decisamente interessante e fuori dagli schemi. A quella piacevole lettura ne seguirono altre che mi raccontavano chi era John McCain e chi era stato. Si sarà capito dal trasporto con cui ne narro che, pur non potendolo conoscere di persona, è una persona che stimo moltissimo ed a cui voglio anche bene. Tornando a David Foster Wallace mi approprio indebitamente di qualche frase da lui scritta per provare a dipingercelo: “Avete tre arti spezzati, e state cadendo sulla capitale nemica che avete appena tentato di bombardare. Immaginate di guadare un lago con le braccia rotte, mentre una folla di nordvietnamiti nuota verso di voi, e uno vi caccia una baionetta nell’inguine”. Vi risparmio i dettagli del trattamento “di riguardo” riservatogli in quella famigerata prigione soprannominata Hanoi Hotel e vado subito al punto in cui DFW si commuove pensando a quell’Ufficiale decisamente malmesso, dicendo di lui che “non cerca solo dollari o voti. Parla di onore, di devozione, di sacrificio come se queste parole davvero rappresentino qualcosa”. Ma ora provo io a spiegare, con meno poesia ma con immensa stima verso il personaggio, chi è John McCain.
Dicono che McCain sia uno dei più competenti e retti uomini politici in circolazione. È senatore da trent’anni ed è uno dei più rispettati anche dai Democratici. In occasione delle ultime elezioni presidenziali non ha votato per Trump. Non bisogna necessariamente essere ideologicamente dalla sua parte per sentirsi molto tristi per il grave tumore al cervello che gli è stato recentemente diagnosticato.
Il presidente Trump, al riguardo, affermò che “il cancro non sa contro chi si è messo”.
Il senatore sa bene che il cancro al cervello che lo ha colpito “è molto, molto grave”. In una recente intervista alla CBS, riferendosi ai referti medici apparsi piuttosto infausti, ha affermato: “Capisco! Ora faremo quello che possiamo, con i migliori medici, e allo stesso tempo celebriamo con gratitudine una vita ben vissuta». Poi, parlando di Donald Trump, ha affermato: “Il popolo americano lo ha scelto come presidente, dobbiamo rispettarlo, e poi ha un team sulla sicurezza nazionale molto forte, che so ha un’influenza significativa su di lui” ha poi sottolineato: “Mi piacerebbe parlare con lui, ma capisco anche che siamo persone molto diverse, con una diversa istruzione e diverse esperienze di vita”.
John McCain è tornato recentemente alla ribalta per la sua decisa ed a quanto pare efficace opposizione al piano di Donald Trump di “cancellare” la riforma sanitaria fortemente voluta ed attuata dall’ex inquilino della Casa Bianca, Barack Obama, l’attualissima Obamacare. Di John McCain vi riporto una parte dell’ultimo discorso tenuto al Senato e pensando contemporaneamente alla attuale scena politica italiana e ai suoi interpreti non posso che sentirmi fortemente preoccupato, amareggiato e passatemi il termine, molto incazzato per tutto ciò che negano al nostro meraviglioso popolo.
“Le nostre scelte, l’esercizio delle nostre responsabilità, sono spesso vivaci e interessanti. Possono essere sincere e di principio, ma sono oggi più faziose e più tribali di qualsiasi altro momento che io possa ricordare. Le nostre scelte possono ancora essere utili ed importanti, ma credo che siamo tutti d’accordo sul fatto che ultimamente non sono state proprio delle scelte grandiose e ambiziose. In questo momento non stiamo facendo granché per il popolo americano. Entrambe le parti hanno le loro colpe, lasciamo che siano gli storici a decidere chi ha cominciato. Sospetto che siamo stati tutti complici del nostro declino, per le nostre azioni e per le nostre omissioni, tutti abbiamo giocato un ruolo. A volte ho lasciato che la mia passione contasse più della mia ragione, a volte ho reso più complicato raggiungere un compromesso per via di qualcosa di brutto che ho detto a un collega, a volte, ho voluto vincere per il gusto di vincere, piuttosto che arrivare ad un compromesso che mi piaceva così così. Invece il progresso un passo alla volta, i compromessi che tutti criticano ma tutti accettano, le piccole manovre e aggiustamenti che permettono di risolvere pian piano i problemi e proteggerci dai nostri nemici, forse non sono particolarmente affascinanti o eccitanti, forse non vi sembrano un trionfo politico, ma sono spesso il massimo che possa ottenere un sistema democratico come il nostro, in un paese grande e diverso come il nostro. Pensate alle ingiustizie e alle crudeltà inflitte ai popoli dalle autocrazie e dai regimi, pensate a quanto è corruttibile la natura umana. Se pensate a tutto questo, il nostro sistema imperfetto e la libertà e giustizia che è in grado comunque di preservare, sono in realtà delle conquiste magnifiche. Non è un sistema che dipende da quanto noi in questa stanza siamo nobili l’uno con l’altro, ma è un sistema che dipende dai nostri difetti e pur risentendone, ci ha aiutato a diventare la più potente e prospera società sulla terra. Preservare questo sistema è una nostra responsabilità anche quando comporta fare qualcosa meno soddisfacente di vincere, anche quando comporta dover cedere qualcosa, anche quando i nostri sforzi ci fanno fare dei piccoli passi ed i critici ci accusano per la nostra timidezza, per il nostro non riuscire a trionfare. Spero che possiamo affidarci all’umiltà, alla voglia di collaborare al modo in cui dipendiamo uno dall’altro, per imparare come fidarci di nuovo di noi e servire meglio le persone che che ci hanno eletto. Smettetela di ascoltare chi urla e chi le spara grosse alla radio, alla TV o su internet. Che vadano al diavolo. Quelli non vogliono il bene delle persone. La loro vita dipende dalla nostra incapacità. È un privilegio per me prestare servizio con tutti voi, dico sul serio. Molti di voi negli ultimi giorni mi hanno raggiunto con i loro pensieri e le loro preghiere e ha significato molto per me, davvero. Così tante persone hanno detto cose così belle di me, che secondo me, alcuni di voi mi hanno confuso con qualcun altro. Lo apprezzo molto comunque. Ogni parola, anche le molte che non mi merito. Resterò con voi ancora pochi giorni, spero di poter gestire la discussione sulla legge sulla difesa che sono orgoglioso di definire un esempio di collaborazione tra le parti, poi andrò per un po’ a casa per curare la mia malattia. Ho intenzione di tornare e darvi modo di pentirvi di tutte le cose belle che avete detto di me e spero di potervi dire di nuovo che è un onore servire il popolo americano insieme a voi”.
GB
Foto: the newyorker

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