Julen è morto lo stesso giorno della caduta. Il corpo del piccolo Julen, il bimbo precipitato in un pozzo nei pressi di Malaga il 13 gennaio scorso e ritrovato morto, presenta un “trauma cranio-encefalico importante” e “molteplici traumi compatibili con la caduta”.
Sono i primi risultati dell’autopsia, riportati dal sito di El Mundo, nell’Istituto di Medicina Legale di Malaga. Sul piccolo Julen sono cadute pietre e altri detriti che hanno causato il trauma cranico. Il corpo è stato ritrovato con le braccia in alto e il bimbo – ha riferito il delegato del governo in Andalusia Rodriguez Gomez de Celis – è precipitato “rapidamente in caduta libera” per 71 metri. La vicenda di Julen ha fatto ricordare, a tutti coloro che negli anni ’80 seguirono la vicenda, il dramma di Alfredino Rampi. Il bambino di 6 anni precipitò, la sera del 10 giugno 1981, in un pozzo artesiano situato lungo la via di Vermicino, in località Selotta, vicino Frascati. Dopo tre giorni di inutili tentativi per trarre in salvo il bambino, tra cui la costruzione di un pozzo parallelo e le prove di coraggio di tanti volontari che cercarono di calarsi nella cavità per raggiungere il piccolo, Alfredino morì a circa 60 metri di profondità. I tentativi di costruzione del tunnel parallelo avevano fatto franare il terreno, facendo scivolare il corpo del bambino sempre più in profondità e rendendo drammaticamente impossibili i tentativi di speleologi e gente comune che si fecero calare nel pozzo, arrivando, come nel caso del volontario Angelo Licheri, a raggiungere il bambino senza però riuscire ad imbracarlo per trarlo in salvo.