di Antonio Adriano Giancane
La Corea del Nord ha lanciato due nuovi missili balistici, accentuando ulteriormente le già elevate tensioni nella penisola coreana e a livello internazionale. Il test missilistico, effettuato in un momento di forte pressione geopolitica, sottolinea la volontà di Pyongyang di proseguire nel suo programma militare, nonostante le sanzioni imposte dalla comunità internazionale e i ripetuti appelli al dialogo. Questo ennesimo lancio da parte di Kim Jong-un solleva interrogativi sulla stabilità dell’intera regione e sulla sicurezza globale, apparendo come una chiara dimostrazione di forza e un messaggio diretto agli Stati Uniti e ai loro alleati.
I missili, individuati dalle forze armate della Corea del Sud e del Giappone, sono stati lanciati dalla costa orientale della penisola coreana poco dopo l’alba. Hanno volato per circa 320 chilometri, raggiungendo un’altitudine di 100 chilometri, prima di cadere nelle acque del Mar del Giappone. È il primo lancio da parte della Corea del Nord dal 1° luglio, e ha suscitato una rapida reazione internazionale. Il ministro della Difesa giapponese, Minoru Kihara, ha subito condannato l’azione definendola “totalmente inaccettabile” e in evidente violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. In risposta, Tokyo ha presentato una protesta diplomatica formale a Pyongyang.
Il lancio arriva in un momento particolarmente significativo, a ridosso del 76° anniversario della fondazione della Corea del Nord. Durante il suo discorso commemorativo, il leader Kim Jong-un ha criticato aspramente quella che ha definito la “sconsiderata espansione del blocco militare guidato dagli Stati Uniti“, giustificando il rafforzamento delle capacità nucleari del suo Paese come una misura di difesa necessaria. Kim ha dichiarato che l’aumento esponenziale delle armi nucleari della Corea del Nord è finalizzato alla difesa del Paese, riaffermando che la nazione opera come un “Stato armato nuclearmente in modo responsabile“.
Tuttavia, l’interpretazione di “difesa” fornita da Pyongyang non convince i Paesi vicini, preoccupati per la crescente capacità missilistica nordcoreana. La pubblicazione di immagini di un nuovo trasportatore di missili mobile, capace di lanciare probabilmente un missile balistico intercontinentale, ha fatto crescere ulteriormente l’allarme. Gli osservatori internazionali hanno segnalato che il veicolo a 12 assi potrebbe rappresentare un salto tecnologico significativo per le capacità strategiche di Pyongyang.
Questi sviluppi hanno spinto Corea del Sud e Giappone a rafforzare la loro cooperazione militare e diplomatica con gli Stati Uniti. In particolare, il Giappone ha adottato una politica di sicurezza più aggressiva, modificando la propria storica posizione di difesa e introducendo una serie di riforme che puntano a potenziare le sue capacità militari, soprattutto alla luce delle continue provocazioni nordcoreane.
In conclusione, mentre la Corea del Nord continua a espandere il proprio arsenale missilistico, il rischio di un’escalation militare nella regione cresce. Corea del Sud e Giappone, tradizionalmente legati a politiche di sicurezza più contenute, si trovano ora costretti a ripensare le loro strategie difensive. Questa situazione potrebbe portare a un ulteriore deterioramento della stabilità nella penisola coreana, con il pericolo che una spirale di tensioni rischi di compromettere non solo la pace regionale, ma anche quella globale.
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