Europa e Stati Uniti hanno convinto la Serbia a far interrompere le proteste a nord del Kosovo dove vivono minoranze di origine serba, ammorbidite da Aleksandar Vucic ed invitate a togliere le barricate a Mitrovica e negli altri centri del nord. Vucic ha poi revocato lo stato di allerta per le forze armate serbe e dato ordine ai militari assiepati ai confini con il Kosovo di rientrare nelle proprie basi.
Immediata la reazione dell’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Borrel: “La diplomazia ha prevalso nell’allentamento delle tensioni nel nord del Kosovo. La violenza non può mai essere una soluzione. “Accogliamo con favore la leadership responsabile del presidente serbo Aleksandar Vucic e del primo ministro albanese Albin Kurti. Grande lavoro di squadra di Ue, Usae Nato Kfor. Grazie a tutti. Ora abbiamo bisogno di progressi urgenti nel dialogo“.
Anche le Nazioni Unite plaudono alla distensione. “Bene sulle misure adottate per ridurre le tensioni e ottimo il lavoro coscienzioso intrapreso dalla comunità internazionale, al fine di garantire la sicurezza e la stabilità dell’area, confidando ora – ha detto la rappresentante Onu in Kosovo, Caroline Ziadeh – che le relazioni possano essere normalizzate al più presto”.
Vucic ha ricevuto garanzie da Bruxelles, Washington e Nato sulla protezione della minoranza serba e per i leader delle proteste contro ogni futura ritorsione da parte delle autorità di polizia kosovare.
Ci sarebbe anche l’apertura di Unione europea e Usa a concedere alle municipalità del nord uno status speciale. Un modo per riconoscere ufficialmente una forma giuridica di protezione a favore dei serbi kosovari (ortodossi) che non riconoscono l’autorità di Pristina. Chiedono l’autodeterminazione in funzione filo-serba.
Il governo kosovaro ha accettato le condizioni anche se la minoranza serba non ne riconosce l’autorità.
Il prossimo appuntamento saranno le elezioni nei comuni del nord dopo che quelle previste a metà dicembre sono state rinviate a causa dei disordini.