(di Andrea Pinto) Mercoledì scorso Il Foglio scriveva che la nostra intelligence aveva lanciato l’allarme della taglia di 15 milioni di dollari sulla testa del nostro ministro della Difesa, Guido Crosetto. Notizia che per un paio di giorni ha interessato la stampa mondiale e non solo. Il giorno dopo Alfredo Mantovano, sottosegretario con delega ai servizi segreti ha scritto, in una lettera al Comitato parlamentare che vigila sull’intelligene (Copasir) che “non risulta alcuna evidenza di intelligence riguardanti concrete minacce nei confronti del ministro della Difesa italiano“.
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A quanto pare vi è stato un corto circuito tra le maglie informative dell’esecutivo e come scrive Domani dietro la vicenda ci sarebbe un messaggio whatsApp dell’ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta che forte della rivelazione di una sua fonte dei servizi segreti turchi, avrebbe informato della minaccia diverse entità dello Stato, Crosetto e servizi segreti compresi.
La fonte di Trenta, sedicente agente turco, avrebbe mandato l’sms all’ex ministro, spiegando che la “Wagner aveva messo in piedi contro Crosetto e la sua famiglia un gruppo di otto o nove mercenari. Non so se Aise e Aisi hanno dato informazioni al ministro. Tuttavia, potrebbero non dare informazioni complete”.
Trenta, come riporta Domani, scrive a questo punto al ministro Crosetto:
“La fonte “H” dice che Medvedev ha dato ordine alla Wagner di colpire te e la tua famiglia e ha messo a disposizione una taglia di 15 milioni di dollari. Mi ha detto che Medvedev ha cominciato a parlare di te circa un mese o un mese e mezzo fa, quando tu hai fatto una dichiarazione contro di loro. La Wagner avrebbe incaricato il suo gruppo albanese ed estone, e un gruppo di circa 8-9 persone dovrebbe venire in Italia per questo dai due paesi. Dice che sono pronti al suicidio. Posso chiamarti?”.
Lo stesso Crosetto su twitter, dopo un giorno, ha cercato di stemperare i toni: “Sono assolutamente tranquillo. Lo voglio ribadire per non alimentare un ulteriore, inutile, motivo di scontro: non mi sento minacciato e sono certo che non ci siano taglie o altro, su di me. Se ci fossero stati rischi o minacce reali di tale gravità, ne sarei certamente stato informato e non è mai accaduto. “Penso – si legge in un altro post – che quello che è uscito su vari siti sia uno dei tanti allarmi che giungono ogni giorno, da fonti disparate, che le nostre autorità a ciò preposte, verificano e spesso archiviano. Sono certo che nessuno andrà mai oltre i beceri insulti“. In un altro tweet Crosetto afferma che “ogni giorno girano informazioni, più o meno verosimili, più o meno piacevoli, che spetta a chi di dovere, chi si occupa della sicurezza della Repubblica, verificare, approfondire e, se necessario, contrastare. Bastano loro. Parlarne pubblicamente non serve e non aiuta nessuno”.
Una conferma velata del ministro Crosetto sul fatto che i nostri servizi segreti non avessero diramato l’allarme e soprattutto sul fatto che l’alert non era uscito dalle segrete stanze dei nostri 007.
Sta di fatto che la fritatta è stata comunque fatta di fronte agli occhi del mondo e dei russi che utilizzano ogni pretesto per indebolire le democrazie occidentali. Il sedicente informatore dei servizi segreti turchi potrebbe comunque essere stato attivato dai russi per cercare di creare il “caos” al fine di intimorire ed indebolire il consenso delle istituzioni italiane. A cadere nella trappola, la cui regia non risiede certamente in Turchia, un ex ministro della Difesa e per qualche ora il nostro intero comparto dei servizi di sicurezza.