(di Massimiliano D’Elia) Le dimissioni di Draghi sono come una doccia fredda per tutte le cancellerie occidentali. Solo l’Italia, nella sua sana follia, riesce a costringere una personalità come Mario Draghi alle dimissioni. Abbiamo una figura che conta che è rispettata, ma che soprattutto viene ascoltata, quasi con reverenza, da Washington e Bruxelles. A noi, alla nostra politica cieca e chiusa all’interno del recinto italico non importa nulla, l’unico obiettivo sono le prossime elezioni politiche, mettendo sulla scena artifizi utili e spesso dissennati solo e soltanto per rosicchiare qualche punto percentuale di consenso prima che gli italiani possano finalmente andare a votare. Questa volta gli italiani andranno a votare è una certezza, fosse non altro perchè sta per scadere il tempo regolare della legislatura.
Draghi superstar
Jake Sullivan, consigliere americano per la sicurezza nazionale, ha fatto sapere che Joe Biden segue molto da vicino quanto avviene a Roma e che ha un profondo rispetto per il premier Draghi. Anche da Bruxelles sono arrivati messaggi di sostegno a Mario Draghi e alla sua politica. Il socialdemocratico Frans Timmermans, numero due della Commissione, ha scelto di rilanciare un tweet del presidente Biden: “Draghi è un partner autorevole nel contesto europeo e internazionale, il suo contributo in questo difficile momento storico è importante per l’Italia e per l’Ue”.
Roberta Metsola, presidente del Parlamento, ha detto in Europa serve “stabilità e che siccome l’Italia è uno Stato membro importante e fondatore, abbiamo bisogno che mantenga il suo ruolo di leadership all’interno dell’Unione europea, soprattutto in questi tempi difficili”.
Stéphane Séjourné, leader degli eurodeputati liberali e vicinissimo a Emmanuel Macron ha riferito che non ci possono essere alternative: “Sosteniamo gli sforzi dei partiti della nostra famiglia politica per trovare una soluzione che riconfermi il governo Draghi”.
Markus Ferber, esponente del Ppe nella commissione Affari Economici dell’Europarlamento ha commentato così la crisi politica italiana: “Tutti gli attori politici farebbero bene a risolvere questa situazione il più rapidamente possibile, l’Italia potrebbe ritrovarsi presto in guai peggiori che potrebbero rendere nervosi i mercati”.
C’è timore a Bruxelles che l’instabilità politica porti all’instabilità economica coinvolgendo tutta l’Eurozona, già alle prese con una brusca frenata del pil, l’aumento dell’inflazione e il più pericoloso problema energetico.
Il portavoce dell’Alto Rappresentante Josep Borrell ha ammesso che “la Russia tenta di destabilizzare l’Ue anche attraverso la politica domestica”.
“Attori interni, anche politici, possono essere parte degli sforzi della Russia per destabilizzare l’Ue con attacchi ibridi“, ha poi aggiunto Peter Stano, precisando però che il suo è un discorso in generale e non riferito in modo particolare all’Italia.
La guerra ibrida di Putin mira a generare il caos nel caos
Solo un folle penserebbe di combattere con una forza militare convenzionale non predominante, al netto del primato mondiale costituito dall’arsenale nucleare (6257 testate a fronte delle 5250 americane). La strategia e la tattica adottata da Putin si riconduce alla dottrina del suo capo delle forze armate, generale Valery Gerasimov. Prevede di colpire l’avversario non solo fisicamente ma anche psicologicamente nel suo punto più debole, dove non è più deterrente come, ad esempio, nel campo dei missili a tecnologia ipersonica, utilizzando sistemi altamente pervasivi da affiancare, di pari passo, all’azione militare. Parliamo di guerra ibrida fatta con i moderni mezzi d’informazione inondando il web di propaganda e fake news, con il fine di generare il caos nel caos.
L’attacco militare all’Ucraina è, pertanto, solo un tassello di una strategia e di un progetto prospettico più ampio e onnicomprensivo.
Nel febbraio 2013, il generale Gerasimov ha pubblicato un articolo di 2.000 parole, “The Value of Science Is in the Foresight”, dove ha spiegato le tattiche sviluppate dai tempi dei sovietici, le ha mescolate con il pensiero militare strategico sulla guerra totale e ha presentato una nuova teoria della guerra moderna, ovvero hackerare le società del nemico, piuttosto che attaccarla frontalmente. Ha scritto: “Le ‘regole della guerra’ sono cambiate. Il ruolo dei mezzi non militari per raggiungere obiettivi politici e strategici è cresciuto e, in molti casi, hanno superato il potere della forza delle armi nella loro efficacia. Tutto questo è integrato da mezzi militari di carattere occulto”.
La rivoluzionaria e moderna concezione della guerra dell’elite militare russa è magistralmente riportata nel rapporto “Chaos as a strategy. Putin’s ‘Promethean’ Gamble” stilato nel novembre 2018 dal Cepa – Center for European Policy Analysis -,un think tank con sede a Washington che si occupa di Europa occidentale e Russia.
La tesi contenuta nel rapporto sostiene che “i leader di Mosca si ritengono parte di una grande competizione globale per il potere in cui devono fronteggiare gli Stati Uniti e l’Europa. Per compensare il declino interno nel lungo periodo, il Cremlino tenta di assumersi dei rischi internazionali per bilanciare la sua relativa debolezza di fronte alla relativa forza dell’Occidente. Il Cremlino sta cercando di compensare il suo indebolimento in patria lanciandosi in una strategia competitiva in cui vincerà la parte che meglio riuscirà a gestire il disordine.
L’obiettivo di Putin è quello di far emergere la divisione tra Usa e Ue cercando di certificare, parimenti, anche l’inadeguatezza e la vetustà di organizzazioni come Onu e Nato. Paradossalmente, il Cremlino ha, per ora, ottenuto l’effetto contrario: si è registrata un’insolita uniformità d’intenti nell’aiutare l’Ucraina con il conseguente aumento da parte dei paesi europei delle spese da destinare alla Difesa. La sola Germania ha stanziato cento miliardi di euro per nuovi armamenti. L’Italia, invece, porterà al due per cento del pil il budget da destinare alla Difesa, assicurando così gli impegni richiesti dagli Usa e dalla Nato. L’invasione in Ucraina ha costretto l’Occidente ad imporre a Mosca nuove e pesanti sanzioni tendenti a colpire sia l’economia sia i suoi massimi esponenti della sfera politica ed imprenditoriale (oligarchi). Sanzioni che, di contro, hanno però evidenziato i nostri limiti nel campo dell’energia, dove gran parte dell’Europa è ancora quasi totalmente dipendente dalle risorse russe. L’Italia ha iniziato a diversificare gli approvvigionamenti energetici, dichiarando l’indipendenza dal gas russo solo a fine 2024. Poi c’è la questione del grano ucraino, decine di tonnellate del prezioso frumento sono ancora bloccate dai russi nei porti conquistati, affamando così molti paesi africani (circa 48), asiatici e mediorientali, con evidenti ricadute per quanto riguarda l’aumento incontrollato dei flussi migratori verso il Vecchio Continente, Italia in testa. Un’altra arma che Putin sta utilizzando per ricattare l’Occidente.