La Casa Bianca ancora indecisa sull’utilizzo di missili a lunga gittata sul territorio russo

di Emanuela Ricci

Nella giornata di ieri, il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha cercato di smorzare le aspettative in merito a grandi annunci sull’assistenza militare all’Ucraina, dichiarando che la posizione degli Stati Uniti riguardo alla fornitura di capacità offensive a lungo raggio per attacchi sul territorio russo non è cambiata. Questo commento arriva poche ore prima della visita del premier britannico Keir Starmer a Washington, in cui il tema principale della discussione con il presidente Joe Biden è stato proprio la possibilità di consentire a Kiev l’uso dei missili anglo-francesi Storm Shadow per colpire in profondità all’interno della Russia.

La questione si è fatta particolarmente delicata perché questi missili utilizzano dati satellitari e tecnologie americane, rendendo imprescindibile il via libera di Washington. Fonti dell’amministrazione hanno anticipato al New York Times che Biden sarebbe “propenso a dare il via libera”, pur senza aver ancora preso una decisione definitiva. Al momento, pubblicamente, il presidente si è limitato a esprimere gratitudine verso il Regno Unito per il suo impegno in Ucraina, ribadendo che gli Stati Uniti continueranno a sostenere Kiev nella sua difesa contro l’aggressione russa.

Starmer, dopo l’incontro, ha dichiarato che il tema dei missili sarà discusso nuovamente all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nei prossimi giorni, con un gruppo di interlocutori più ampio. Questa cautela riflette le tensioni geopolitiche crescenti, in particolare a fronte delle minacce di Mosca, che ha avvertito che l’uso di missili occidentali in profondità in Russia rappresenterebbe una dichiarazione di guerra aperta contro la NATO. Kirby ha sottolineato come gli Stati Uniti prendano seriamente tali avvertimenti, anche se Vladimir Putin ha già fatto dichiarazioni simili in passato.

Nel frattempo, l’ambasciatore russo all’ONU ha ribadito ieri le conseguenze di un conflitto diretto con una potenza nucleare, mentre il governo russo ha annunciato l’espulsione di sei diplomatici britannici, accusandoli di spionaggio. Londra ha risposto definendo le accuse infondate.

La Casa Bianca e il Pentagono non sono però soltanto frenati dalla prospettiva di un’escalation con la Russia. C’è anche scetticismo sull’efficacia strategica di colpire il territorio russo con i pochi missili Storm Shadow disponibili. Si stima che circa 200 basi russe potrebbero trovarsi nel raggio d’azione di questi missili, ma Mosca ha già provveduto a spostare le armi e munizioni più lontano dal confine. Nonostante ciò, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky continua a insistere sulla necessità di una maggiore pressione militare sulla Russia, sostenendo che solo un’escalation della guerra potrà convincere Mosca a cercare una soluzione pacifica.

Zelensky ha anche incontrato ieri l’ex primo ministro britannico Boris Johnson, il quale ha dichiarato che è “ovvio” che Kiev dovrebbe avere il permesso di usare i missili Storm Shadow. A favore della posizione di Zelensky si sono schierati alcuni ex alti ufficiali americani, come il generale David Petraeus, i quali ritengono che anche pochi attacchi mirati potrebbero avere un impatto significativo e che le minacce di Putin si sono spesso rivelate vuote.

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