L’aumento delle capacità di lancio e la diversificazione delle piattaforme riflettono la volontà dell’Europa di mantenere un ruolo di leadership in un settore sempre più competitivo. La sinergia tra agenzie spaziali, industrie e istituzioni scientifiche dimostra l’importanza di un approccio integrato per affrontare le sfide del futuro e garantire il progresso tecnologico e scientifico del continente
di Andrea Pinto
L’Europa sta vivendo una fase cruciale nel rilancio delle sue capacità spaziali, consolidando il proprio ruolo tra i principali attori globali. L’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e l’industria aerospaziale italiana si trovano al centro di questa rivoluzione, con un impegno significativo nello sviluppo e nell’implementazione di nuovi razzi vettori e sistemi satellitari all’avanguardia. Tra le iniziative di maggiore rilievo figura il potenziamento dei lanciatori europei, con Ariane 6 e Vega-C a rappresentare i pilastri della strategia spaziale continentale.
Dopo il successo del primo volo nel 2024, Ariane 6, il razzo sviluppato per sostituire il predecessore Ariane 5, effettuerà il suo secondo lancio a metà febbraio. Questo vettore, progettato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) con il contributo di diverse nazioni europee, rappresenta una svolta per la capacità dell’Europa di competere nel mercato globale dei lanci spaziali. Ariane 6, dotato di maggiore flessibilità e costi operativi ridotti rispetto ai suoi predecessori, si posiziona come una soluzione versatile per il trasporto di carichi utili commerciali e scientifici.
Parallelamente, l’Italia svolge un ruolo di primo piano attraverso il Vega-C, il razzo leggero interamente progettato e costruito da Avio a Colleferro, in provincia di Roma. Dopo il ritorno nello spazio lo scorso 5 dicembre, Vega-C continuerà con una serie di lanci programmati nel 2025. Tra le missioni più attese c’è quella prevista per l’estate, quando il razzo invierà in orbita un nuovo satellite italiano Cosmo-Skymed, parte del programma gestito dall’ASI. Questo satellite contribuirà al monitoraggio ambientale, alla gestione dei disastri naturali e al supporto di applicazioni di sicurezza. Il successo del Vega-C non solo rafforza la posizione dell’Italia nel settore spaziale, ma testimonia anche la capacità delle aziende italiane di sviluppare tecnologie innovative competitive a livello internazionale.
L’Europa continua a rivestire un ruolo chiave anche nei progetti lunari. L’ESA è responsabile dello sviluppo del modulo di servizio per l’astronave Orion della NASA, destinato a riportare gli astronauti sulla Luna. Questo modulo, che fornisce energia, propulsione e supporto vitale, è una dimostrazione tangibile delle competenze tecnologiche europee in un programma ambizioso come Artemis. Il contributo europeo non si ferma qui: proseguiranno i lanci di satelliti applicativi, utilizzando anche vettori statunitensi come il Falcon 9 di SpaceX, capace di garantire un ritmo impressionante di circa due lanci a settimana.
Il programma Copernicus dell’ESA e dell’Unione Europea rimane uno dei pilastri fondamentali per il monitoraggio della Terra. Con una flotta di 15 satelliti attivi, questo progetto continua a fornire dati essenziali per la gestione delle risorse naturali, il monitoraggio del cambiamento climatico e la risposta a emergenze globali. I satelliti Copernicus rappresentano un esempio di come la cooperazione europea possa affrontare con successo le sfide globali attraverso l’innovazione tecnologica.
A livello globale, anche la NASA contribuisce agli sforzi di osservazione della Terra. A metà febbraio, l’agenzia spaziale statunitense lancerà Nisar, un satellite radar frutto della collaborazione con l’India, progettato per monitorare le condizioni climatiche del pianeta. Questo strumento altamente sofisticato sarà in grado di raccogliere dati cruciali per comprendere e affrontare i fenomeni atmosferici estremi, che stanno diventando sempre più frequenti e intensi.
Progetto Iris². L’Europa per non rimanere indietro, rispetto al dominio americano, ha avviato il progetto Iris² per colmare il ritardo tecnologico con Starlink e garantire una rete satellitare sicura e resiliente. Con un costo di 10,6 miliardi di euro, Iris² mira a lanciare 290 satelliti in orbita bassa e media entro il 2030, fornendo connettività avanzata a governi e comunità isolate, oltre a rafforzare la sicurezza delle comunicazioni in un contesto geopolitico critico.
Finanziato dall’Unione Europea, dall’ESA e da privati, il progetto si pone come risposta a crescenti minacce alle infrastrutture sottomarine e alle reti tradizionali. Tuttavia, Starlink, con quasi 7.000 satelliti già operativi, mantiene un forte vantaggio competitivo. Anche la Cina espande rapidamente la propria presenza nello spazio con costellazioni di migliaia di satelliti.
Con decine di migliaia di satelliti previsti in orbita entro il 2030, il traffico spaziale diventerà, però, una sfida cruciale per la sicurezza globale e l’osservazione dello spazio.
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