La crescente influenza dei BRICS e la loro espansione globale

di Antonio Adriano Giancane

La storia dei BRICS ha avuto inizio nel 2006, quando Brasile, Russia, India e Cina si sono incontrati per la prima volta in un contesto informale. Da quel momento, la percezione di un cambiamento globale imminente ha cominciato a farsi sentire, soprattutto tra paesi come Russia e Cina, che vedevano uno squilibrio evidente tra il potere economico delle nazioni occidentali e quello delle economie emergenti. Questo sentimento ha portato alla convocazione del primo vertice ufficiale dei BRIC (acronimo che all’epoca escludeva il Sudafrica) nel 2009 a Ekaterinburg, in Russia.

Il termine BRIC fu coniato già nel 2001 dall’economista britannico Jim O’Neill, che lavorava presso Goldman Sachs. O’Neill aveva identificato Brasile, Russia, India e Cina come le economie emergenti più promettenti del pianeta. Prevedendo, nel corso di una intervista rilasciata nel 2013, che, entro il 2050, queste economie sarebbero state in grado di superare le attuali potenze economiche del G7. “Entro il 2035,” affermava O’Neill, “è possibile che i BRIC superino le economie del G7.” La sua previsione sembra concretizzarsi ancora più rapidamente del previsto.

Dal momento della fondazione, l’ambizione dei BRICS si è sempre più ampliata. Il Sudafrica nel 2010 si è unito al gruppo, completando l’acronimo con la “S” finale. Recentemente, nel 2023, anche Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran hanno aderito ufficialmente, mentre l’Arabia Saudita partecipa come osservatore in attesa dell’ufficializzazione della sua adesione. Il prossimo vertice, che si terrà a Kazan, in Russia, potrebbe formalizzare ulteriormente questa espansione.

L’espansione del gruppo è infatti un punto centrale della sua strategia per rafforzare il proprio ruolo sulla scena mondiale. Paesi come Cuba, Venezuela, Turchia, Azerbaigian e Malesia hanno già espresso il desiderio di entrare a far parte del blocco, mentre altri 30 Paesi, tra cui Algeria, Pakistan, Thailandia e Nigeria, hanno manifestato interesse. L’obiettivo principale dei BRICS è di fornire un contrappeso alle potenze occidentali, e l’inclusione di nuovi membri aumenterebbe ulteriormente la loro influenza geopolitica ed economica.

A questo si aggiunge la crescente discussione sulla riduzione della dipendenza dal dollaro statunitense negli scambi internazionali tra i paesi BRICS, per evitare di rafforzare ulteriormente l’influenza economica degli Stati Uniti. Tuttavia, non tutti i membri sono pienamente d’accordo: l’India, ad esempio, ha manifestato un certo scetticismo verso questa strategia, nonostante la sua rapida crescita economica, che si attesta intorno all’8% annuo.

Il vertice di Kazan vedrà la partecipazione di oltre 20 capi di Stato e di governo, con incontri bilaterali tra i leader delle potenze emergenti e il presidente russo Vladimir Putin. Nonostante l’assenza fisica del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, che parteciperà in videoconferenza per motivi di salute, il Brasile continuerà a sostenere la sua posizione ferma secondo cui, per entrare a far parte dei BRICS, i Paesi non dovrebbero applicare sanzioni economiche senza l’autorizzazione delle Nazioni Unite.

Il futuro dei BRICS appare dunque promettente, con un’influenza che si espande a nuove regioni del mondo e con una sempre maggiore ambizione di trasformare le dinamiche del potere globale. L’espansione del gruppo e il dibattito sulla de-dollarizzazione potrebbero rappresentare le prime mosse verso una nuova fase di equilibrio economico internazionale, dove le economie emergenti giocano un ruolo sempre più centrale.

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