di Antonio Adriano Giancane
Il conflitto tra Israele e Gaza è una delle questioni più complesse e longeve del Medio Oriente, radicato in decenni di tensioni, violenze e tentativi di negoziato. Questo conflitto coinvolge principalmente lo Stato di Israele e varie fazioni palestinesi, tra cui Hamas, un’organizzazione politico militare palestinese, che governa la Striscia di Gaza dal 2007.
L’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023, denominato “operazione alluvione Al-Aqsa” costituito in una serie di attacchi di gruppi armati, provenienti dalla striscia di Gaza ha provocato, in un solo giorno, la morte di 1200 israeliani e il rapimento di circa 250 tra civili e militari.
La reazione di Israele, mirata a neutralizzare la minaccia immediata e prevenire ulteriori attacchi, è stata rapida e determinata e, ad oggi, ha provocato la morte di oltre 33mila tra militanti di Hamas e palestinesi e la distruzione di un’ampia parte della Striscia.
Tzachi Hanegbi, consigliere per la sicurezza nazionale e confidente del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, ha dichiarato che il piano di guerra originale di Israele contro Hamas definiva “l’anno 2024 come un anno di combattimento. Ora siamo nel quinto mese del 2024, il che significa che quest’anno ci aspettano altri sette mesi di combattimenti”. Hanegbi, parlando a Reshet Bet Radio, ha detto che i prossimi mesi sono destinati “ad approfondire le nostre conquiste e a raggiungere il nostro obiettivo”. “Ciò che serve è la pazienza e saper resistere. È questo che ha permesso a questa nazione di sopravvivere per 75 anni, e prima ancora per 3.000 anni“.
Fonti israeliane hanno dichiarato di aver raggiunto il controllo “tattico” del corridoio lungo tutto il confine di Gaza con l’Egitto, tagliando così la linea dei rifornimenti che Hamas ha usato per rifornire e riarmare i suoi combattenti. Inoltre le Forze israeliane hanno dichiarato di aver scoperto 20 tunnel verso l’Egitto, alcuni dei quali già noti al Cairo, oltre 82 punti di accesso e localizzato dei razzi lungo il percorso. Hanegbi, parlando ad una conferenza sulla sicurezza a Tel Aviv lunedì, ha detto che l’offensiva di Rafah condotta a Gaza sarà completata “in poche settimane” e che Israele “passerà da una campagna militare ad alta intensità” ad una fase di guerra a bassa intensità fino a ottenere, come più volte ribadito da Netanyahu, la “vittoria totale” su Hamas.
Ad oggi il bilancio del conflitto sono stati devastanti per entrambe le parti:
- Perdite Umanitarie. Migliaia di vite sono state perse da entrambe le parti. La popolazione civile, in particolare i bambini, ha sofferto enormemente a causa delle ostilità.
- Distruzione Infrastrutturale. Le infrastrutture di Gaza sono state gravemente danneggiate a causa dei bombardamenti e delle operazioni militari. Questo ha portato a una crisi umanitaria con mancanza di accesso a servizi essenziali come acqua, elettricità e assistenza sanitaria.
- Impatto Economico. L’economia di Gaza è stata paralizzata, con alti livelli di disoccupazione e povertà. Le restrizioni israeliane e il blocco economico hanno ulteriormente aggravato la situazione.
- Dinamiche Politiche. Il conflitto ha influenzato profondamente le dinamiche politiche sia interne che internazionali. Israele ha cercato di mantenere la sicurezza del proprio territorio, mentre Hamas e altre fazioni hanno guadagnato o perso sostegno tra i palestinesi e nella comunità internazionale.
Il futuro del conflitto è incerto. Mentre alcuni esperti sperano in una soluzione a due Stati, che preveda la coesistenza pacifica di Israele e di uno Stato palestinese indipendente, altri temono che le ostilità possano continuare a lungo. La comunità internazionale intanto continua a cercare soluzioni diplomatiche, ma una pace duratura richiede compromessi significativi e il riconoscimento dei diritti e delle preoccupazioni di entrambe le parti.
Una soluzione pacifica e duratura appare quindi ancora lontana, ma auspicabile per evitare conseguenze internazionali significative, che spaziano dall’instabilità regionale alla crisi umanitaria, dalle reazioni economiche globali e all’aumento del terrorismo. La comunità internazionale deve quindi continuare a monitorare attentamente la situazione e lavorare convintamente per promuovere soluzioni diplomatiche e umanitarie per mitigare l’impatto di questa complessa e pericolosa crisi.
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