(di Giuseppe Paccione) Si è ancora in attesa dell’eventuale attacco di terra da parte delle forze di difesa israeliane (IDF) sulla striscia di Gaza, ma ancora oggi non si conoscono le ragioni del ritardo, tanto da lasciare gli analisti il tempo per speculare su come sarà questa invasione e se effettivamente sarà il modus operandi più efficace per distruggere il gruppo terroristico di Hamas. Le capacità dell’IDF, le predisposizioni di Hamas e la geografia unica della Striscia di Gaza sono ritenuti fattori che determinano se un’invasione di terra possa considerarsi la soluzione maggiormente funzionale al problema.
È ben noto alla gran parte dell’opinione pubblica mondiale che Israele dispone di uno degli eserciti più potenti e avanzati dell’intero pianeta ed è particolarmente potente rispetto alle dimensioni del Paese. Difatti, nell’attuale escalation israelo-palestinese, il governo, guidato dal primo Ministro B. Netanyahu, ha dovuto richiamare circa trecentomila riservisti, considerando il fatto che le forze israeliane sono già preparate per una eventuale e importante operazione.
Osservando al di là di questo consistente numero di individui in uniforme, con un tasso di superiorità rispetto agli attori combattenti di Hamas, l’IDF ha schierato carri armati, tra cui il Merkava Mk 4, reputato uno dei migliori mezzi cingolati al mondo; mentre l’aereonautica israeliana sta utilizzando gli F-15, F-16 e F-35I, una variante autorizzata dell’avanzatissimo Lightning II. Inoltre, come ogni esercito dell’era contemporanea in grado di impegnarsi in operazioni armate combinate, l’IDF impiega diversi modelli di artiglieria.
Tutto ciò si aggiunge a quello che dovrebbe essere un ottimo vantaggio rispetto ai militanti di Hamas a Gaza, ma tale vantaggio sarà significativamente attenuato, se non del tutto annullato in un’invasione totale.
A differenza di una battaglia convenzionale in cui l’IDF dovrebbe affrontare una forza militare con basi aree di prima sosta e linea, combatterà con Hamas, un’organizzazione terroristica ben organizzata in maniera flessibile. È ben noto che tale gruppo di matrice terroristica non dispone di attrezzature belliche pesanti come i carri armati e l’artiglieria. Questo attore non statale terroristico possiede solo armi leggere e razzi improvvisati, spesso costituite da condutture idriche e infrastrutture improvvisate.
Non è passato all’occhio dei servizi segreti di Israele il fatto che i combattenti terroristici di Hamas sono fortemente radicati e presenti in tutta la Striscia di Gaza, con una estesa rete di gallerie o tunnel e luoghi nascosti. È interessante notare sia la geografia sia il terreno della stessa Striscia di Gaza, che è densamente urbanizzata, vista la natura piccola e pianeggiante del territorio che aggrava la difficoltà dell’invasione.
Un ulteriore fattore di una invasione complicata via terra nella Striscia di Gaza è costituito dal problema degli ostaggi, di cui solo due donne sono state consegnate dagli uomini di Hamas alla Croce Rossa Internazionale, un numero abbastanza consistente che sono nascosti nei tunnel sotterranei, ostaggi che sono stati rapiti durante l’attacco del 7 ottobre, in primis alcuni bambini portati via in braccio.
Dati questi fattori, l’avvio di un attacco di terra comporterà un elevato rischio do carattere costoso, distruttivo e mortale per i palestinesi e gli israeliani. Una guerra che si consuma nell’ambito urbano contro un nemico trincerato viene reputato uno degli scontri bellici più ardui; ciò può essere insegnato dall’esercito statunitense durante la battaglia di Fallujah, città irachena in cui si svolsero degli scontri fu il più cruento scontro dell’invasione anglo-statunitense dell’Iraq.
Ora, un’invasione fatta a trecentosessanta gradi potrebbe essere l’unica via per assicurarsi la totale distruzione della struttura dell’organizzazione di matrice terroristica e attore non statale Hamas a Gaza. Gli attacchi dei velivoli militari battenti la bandiera israeliana potrebbero ridurre i punti di sosta e spingere tale gruppo di terroristi a ritirarsi, ma non si dimentichi che con la loro vasta rete di tunnel sotterranei i militanti sono ben isolati da una campagna aerea militare pura. Questi attacchi, in aggiunta, sovente cagionano danni collaterali, che potrebbero diminuire il sostegno internazionale all’operazione israeliana.
Questa crisi purtroppo non terminerà in un breve lasso di tempo, sebbene lo Stato israeliano sarà costretta a dover affrontare giorni e settimane davvero difficili con l’obiettivo di pacificare la Striscia di Gaza e eradicare il movimento islamico di resistenza, considerato un soggetto non statale ma con scopi di diffondere paura. Infine, non va sottovalutato l’altro gruppo Hezbollah, un’organizzazione paramilitare islamica sciita e antisionista libanese, che ha già minacciato di prendere parte al conflitto nel caso in cui l’operazione di invadere Gaza da parte di Israele dovesse avere inizio.
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