Un dominio web registrato in Russia lo scorso 23 maggio che scadrà esattamente fra un anno. Il sito web collegato si chiama Pravda e si può leggere in tutte le lingue della Comunità europea. Pravda avrebbe incrementato la sua attività di diffusione di fake news proprio a ridosso delle consultazioni elettorali del Vecchio Continente. L’Italia tra i principali obiettivi.
di Emanuela Ricci
Un dominio web registrato in Russia lo scorso 23 maggio che scadrà esattamente fra un anno. Il siti web collegati a tale dominio si riferiscono tutti al sito Pravda che si può leggere in tutte le lingue della Comunità europea. Apparentemente si tratta di una normale iniziativa editoriale, molto simile a quella della nostra testata che può essere letta in tutti gli idiomi del mondo. Invece, secondo lo European Digital Media Observatory, un centro di ricerche di Bruxelles che opera su mandato della Commissione europea, il dominio Pravda avrebbe incrementato la sua attività di diffusione di fake news proprio a ridosso delle consultazioni elettorali del Vecchio Continente.
I contenuti inondano la rete con fake news sull’Europa, sulle migrazioni e sulla guerra in Ucraina, con obiettivo principale quello di screditare la figura del presidente Zelensky. I post poi vengono amplificati all’inverosimile da migliaia di troll e bot sui social media.
Non solo Pravda ma anche servizi televisivi di RT e articoli dell’agenzia di stampa Sputnik concorrono a diffondere fake news in tutta Europa.
Anche il colosso Meta non riesce ad arginare il fenomeno, nonostante l’introduzione del Digital Services Act (DSA), la normativa che sanziona economicamente le piattaforme in caso di diffusione di fake news. I russi diffondono le fake news utilizzando il canale dell’advertisement, ovvero quello degli annunci pubblicitari a pagamento che sono ben accettati dal sistema che probabilmente non ne controlla/monitora il contenuto.
Alcuni gruppi di ricerca specializzati come AI Forensic sono espliciti nel confermare che tra gli obiettivi principali della campagna della “disinformatia” russa ci sia proprio l’Italia. Se in Francia gli account raggiunti da una singola fake news sono 150.000 persone, in Italia si sfiora il mezzo milione.
Non solo Italia ma anche Germania e Polonia sono tra gli obiettivi di Mosca per motivi di rilevanza strategica in riferimento alle fonti energetiche e alla posizione geografica.
Il fenomeno della disinformazione russa non è nuovo, ma ha assunto proporzioni senza precedenti con l’ausilio di tecnologie avanzate e strategie sofisticate. Le campagne di disinformazione sono ora integrate da attacchi cibernetici mirati a infrastrutture critiche, operazioni psicologiche volte a minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche e la creazione di contenuti multimediali che si diffondono in maniera virale sui social media. I rapporti delle agenzie di intelligence europee indicano che la Russia abbia stanziato ingenti risorse finanziarie per sostenere queste operazioni, creando una rete complessa di operatori che lavorano sia all’interno che all’esterno del territorio russo.
Le piattaforme digitali, in particolare i social network, giocano un ruolo cruciale nella diffusione di disinformazione. Algoritmi che favoriscono contenuti sensazionalistici e polarizzanti aumentano la visibilità delle fake news, mentre i tentativi di regolamentare e moderare i contenuti si scontrano spesso con la vastità e la rapidità con cui questi vengono prodotti e condivisi. Nonostante gli sforzi legislativi come il Digital Services Act, le piattaforme continuano a essere terreno fertile per la propaganda russa.
Inoltre, la collaborazione tra stati europei per contrastare la disinformazione è fondamentale, ma non sempre efficace. Divergenze politiche, differenze nei sistemi legali e nei livelli di protezione della libertà di espressione rendono difficile un’azione coordinata e tempestiva. Alcuni paesi, come l’Italia, risultano più vulnerabili a causa di particolari contesti storici, sociali e politici che facilitano la penetrazione della propaganda russa.
L’importanza di un’informazione libera, accurata e verificata è cruciale per la tenuta delle democrazie europee. I cittadini devono essere consapevoli delle minacce rappresentate dalla disinformazione e sviluppare strumenti critici per riconoscerla e contrastarla. Educazione, trasparenza e cooperazione internazionale sono essenziali per proteggere l’integrità del processo democratico e la sicurezza dei paesi europei.
Subscribe to our newsletter!