(Simona Grossi – membro consiglio d’amministrazione Blue Holding Spa) Stiamo assistendo a una graduale affermazione di un modello di business sempre più incentrato sulle soft skills, su quelle caratteristiche, cioè, tipiche femminili che presuppongono una maggiore flessibilità, adattabilità, attenzione alla comunicazione, attitudine alla gestione delle relazioni interpersonali, una più ricercata cura delle RU, così come la sensibilità per la soddisfazione del cliente.
Già nel 2002 una ricerca portata avanti da Songini e Dobini mostrava come nelle imprese amministrate da donne la successione è più pianificata, ci sono meno conflitti e si registra una gestione con processi decisionali di tipo collegiali e partecipativi[1].
E ne sto facendo un discorso economico e di produttività prima ancora di essere una questione politica di parità di diritti. E’ infatti dimostrato dai dati che laddove vi sono donne ai vertici imprenditoriali si registra in media circa il 3-3,5% in più di fatturato rispetto alla guida maschile.
Un dato che fa riflettere e che mette in evidenza la capacità di relazione delle donne, la capacità di gestire il personale e di guidare un’azienda come una famiglia, così come la propensione all’orizzontalità, alla co-creazione di competenze e successi, in linea con una più spiccata inclinazione all’ascolto e alla collaborazione.
Un esempio può essere fornito dal quadro parlamentare tedesco, dove un’azione sinergica tra i partiti, inaugurata nel 1986 dai Verdi e seguita dalla Spd prima, dalla Cdu e dalla Fdp poi, ha portato a forme di autoregolamentazione organizzativa e sociale[2]. Si sono gettate le basi per la parità di genere all’interno degli organismi direttivi e quindi nelle successive candidature, producendo nel Paese l’effetto di rendere del tutto naturali le leadership femminili. Tutte le potenzialità femminili sono così venute fuori, aiutate anche dai provvedimenti di carattere sociale, dal sostegno alla famiglia al lavoro, portando il Paese a risultati inaspettati in termini di crescita socioeconomica.
Un modello possibile, quindi, in grado di generare una serie di risvolti positivi che guiderebbero tutti ad un miglioramento dello stile e della qualità della vita.
“Le donne stanno smettendo di riconoscersi in un modello di carriera totalizzante, sclerotizzata sul lavoro. E stanno elaborando una nuova idea del successo e della leadership che scavalca la semplice espressione gerarchica: essere leader diventa così un disegno di vita più ampio, che ne allarga gli obiettivi, includendo fortemente la dimensione umana e valoriale. È un rivoluzionario cambio di passo che nasce dalle donne e che da loro si sta allargando alla società tutta, ispirando le imprese e i mercati, di cui sta modificando i vecchi paradigmi” ha affermato recentemente Simona Cuomo, Associate Professor of Practice di Leadership, Organization and Human Resources presso SDA Bocconi School of Management riprendendo il suo ultimo saggio Essere leader al femminile[3].
Non posso che convenire con lei, quindi, e ritenermi ottimista sul futuro della nostra rete di aziende che oggi più che mai comincia a vedere in questo nuovo modello di fare impresa a trazione femminile una via alla ripartenza economica e sociale.