La Francia, storicamente promotrice dell’autonomia strategica europea, ha recentemente modificato la propria posizione in merito al coinvolgimento di imprese non europee nei nuovi incentivi finanziari per la difesa dell’Unione Europea. Dopo un anno di ferma opposizione, Parigi ha dato il proprio sostegno a una proposta che permetterebbe di destinare fino al 35% dei fondi del programma European Defence Investment Programme (EDIP) a prodotti di difesa provenienti da paesi terzi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Israele e Turchia. Questo cambiamento rappresenta un significativo passo avanti per Bruxelles nella costruzione di un’industria degli armamenti più robusta e coordinata.
La decisione francese è maturata in un contesto geopolitico sempre più complesso. Mentre l’Europa tenta di rafforzare la propria capacità difensiva, l’instabilità globale e il timore che gli Stati Uniti possano spostare la propria attenzione verso l’Asia hanno imposto un cambio di prospettiva. Secondo due funzionari coinvolti nelle discussioni tecniche, l’esito delle recenti elezioni presidenziali americane ha contribuito a una riflessione più strategica, spingendo l’UE a bilanciare le proprie ambizioni con la necessità di mantenere solide relazioni transatlantiche. In questo contesto, escludere le aziende americane dagli incentivi europei avrebbe potuto complicare ulteriormente i rapporti con Washington.
La proposta 65/35
La proposta 65/35, elaborata sotto la guida della Presidenza ungherese dell’Unione Europea, introduce una divisione che consentirebbe fino al 35% dei fondi a prodotti di difesa di paesi non membri. Tuttavia, sono previste clausole stringenti per garantire che i paesi beneficiari rispettino i principi di “buone relazioni” e non rappresentino una minaccia per la sicurezza europea. Questo esclude automaticamente nazioni percepite come ostili all’Unione.
L’accordo, supportato da Francia, Germania, Italia e Spagna, tiene conto delle preoccupazioni di paesi come la Svezia, le cui industrie della difesa sono strettamente legate al Regno Unito, e cerca di trovare un equilibrio tra apertura e protezione dell’industria europea. Le trattative, tuttavia, non sono ancora concluse: ulteriori modifiche potrebbero essere introdotte nelle prossime settimane, con l’obiettivo di sottoporre un testo definitivo al Parlamento europeo all’inizio del 2025.
Gli obiettivi dell’EDIP
L’EDIP, presentato a febbraio 2024, è un piano ambizioso volto a rafforzare la cooperazione europea nel settore della difesa. Con un budget iniziale di 1,5 miliardi di euro previsto fino al 2027, il programma mira a: Stimolare la produzione congiunta di armamenti: incoraggiando investimenti coordinati tra i paesi membri; Ridurre i costi: tramite acquisti collettivi e la promozione dell’interoperabilità; Rafforzare le catene di approvvigionamento: affrontando le criticità nei settori chiave; Sostenere i produttori ucraini: favorendo il loro coinvolgimento nella filiera europea della difesa.
Questi obiettivi sono parte integrante della visione europea per una maggiore indipendenza strategica, senza trascurare l’interazione con partner globali.
L’apertura dell’Europa verso fornitori non UE si inserisce in un quadro più ampio. Mentre molti stati membri aumentano i loro bilanci nazionali per la difesa, l’Unione cerca di evitare una frammentazione che potrebbe compromettere l’efficacia degli investimenti. Inoltre, la possibilità di coinvolgere produttori esterni potrebbe incentivare la competitività, migliorare l’accesso a tecnologie avanzate e ridurre i tempi di produzione. Allo stesso tempo, alcuni temono che questa apertura possa compromettere l’obiettivo di un’autonomia europea reale. Tuttavia, la clausola che limita l’accesso ai paesi considerati ostili rappresenta una garanzia per mantenere il controllo sulle risorse strategiche.
Nonostante il supporto iniziale di diverse capitali europee, restano preoccupazioni legate al bilancio. Molti esperti prevedono che i costi del programma supereranno significativamente i 1,5 miliardi di euro previsti. Inoltre, sarà necessario affrontare la complessità burocratica e ottenere l’approvazione di tutte le 27 capitali europee e del Parlamento.
Il successo dell’EDIP dipenderà dalla capacità dell’UE di bilanciare apertura e protezionismo, rafforzando la sua industria senza perdere il supporto degli alleati. La Francia, pur avendo modificato la propria posizione, continuerà a spingere per un compromesso che mantenga prioritaria la crescita dell’industria europea.
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