Emmanuel Macron non ha ancora deciso se e quando andare in visita a Kiev ma si appresta a lanciare un’operazione diplomatico-operativa a tenaglia sul fronte ucraino, moldavo e romeno per ridare alla Francia un nuovo prestigio internazionale alla luce dell’attivismo del britannico Boris Johnson.
Le elezioni sono prossime in Francia e Macron non vuole commettere errori ma vuole far vedere internamente ed esternamente che è lui l’uomo giusto in un momento storico particolare. Allora vuole giocare la carta quella più complicata e ad alto rischio: prendere in mano il dossier del grano, quello dove ha fallito il suo collega turco Erdogan.
“Siamo a disposizione delle parti – ha dichiarato un consigliere della presidenza – affinche’ venga organizzata un’operazione che consenta di accedere al porto di Odessa in totale sicurezza, cosi’ da far passare le navi nonostante le acque siano state minate”. La Francia si muoverebbe come è solita fare, da sola coinvolgendo a partita in corso altri Paesi.
Per ora Parigi starebbe pensando di fornire all’Ucraina altri obici Caesar di fabbricazione francese e dall’Eliseo arriva l’auspicio che l’Ucraina “vinca” la guerra e “venga ripristinata l’integrita’ territoriale del Paese”.
Intanto e’ stata decisa la data della visita di Macron in Romania e Moldavia. Martedi’ il presidente incontrera’ le truppe francesi di stanza a Bucarest e poi sara’ a Chisinau per rinnovare al Paese l’appoggio di Parigi.
Non si sa nulla sull’incontro a Mosca tra il vice ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov e l’ambasciatore Usa John Sullivan. Le parti, si limitano a riferire le agenzie russe, “hanno discusso alcune questioni dell’agenda bilaterale“.
Nel frattempo Mosca e’ aperta al dialogo, ha detto Serghei Lavrov, ma “bisogna essere in due per ballare il tango, mentre i nostri partner occidentali finora hanno ballato la break-dance da soli”.
Non si tratta, invece, sulla vicenda dei due soldati britannici e del marocchino, che hanno combattuto nelle file dell’esercito ucraino a Mariupol, condannati a morte da un tribunale del Donetsk. Una sentenza che l’Onu ha definito un “crimine di guerra” mentre il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha chiesto alla Russia di “rispettare il diritto umanitario internazionale, compresi i diritti e le protezioni concesse ai prigionieri di guerra“.
Lavrov è stato lapidario: “la sentenza e’ stata emessa “in base alle leggi della Dpr” (la sedicente Repubblica Popolare del Donetsk) e non si deve interferire con il sistema giudiziario della Repubblica“, esortando a “non speculare sull’argomento“.
Il premier britannico Johnson, ha ordinato ai suoi ministri di fare “tutto cio’ che e’ in loro potere” per ottenerne il rilascio “lavorando con il governo ucraino“. E mentre il suo responsabile della Difesa Ben Wallace e’ volato a Kiev, ha risposto a stretto giro la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha invece definito “isterica” la reazione della Gran Bretagna alla condanna di Aiden Aslin e Shaun Pinner.