(di Massimiliano D’Elia) Ieri il ministro della Difesa, Guido Crosetto alla trasmissione televisiva Che tempo che fa ha annunciato che il “sesto decreto sulle armi da inviare all’Ucraina è in preparazione, ci sarà, penso sarà condiviso da quasi tutto il Parlamento e darà all’Ucraina la possibilità di difendersi dagli attacchi aerei. Vuol dire missili che abbattono altri missili. Sono dei sistemi che hanno questo scopo“.
Di fronte all’allineamento totale dell’Italia ai Paesi Nato e Alleati, la Germania ancora tentenna sull’invio dei richiestissimi tank Leopard II. La Germania, a questo punto del conflitto, ritiene opportuno fare qualche riflessione prima che lo stesso prenda una piega diversa e che sconfini oltre l’Ucraina, investendo direttamente gli altri Paesi europei. Una richiesta di riflessione che però non viene recepita. Gli Usa spingono per terminare le ostilità entro al massimo il prossimo luglio, dopodichè sarà difficile convincere i Repubblicani sull’opportunità di continuare una guerra dove ad aver investito di più sono stati solo gli americani in termini di mezzi militari e finanziamenti (ad oggi circa 30 miliardi di euro). Poi alle porte ci sono le elezioni presidenziali del 2024 dove Biden non può cedere ad alcuna politica che non sia “Buy American first“, come promesso nella precedente campagna elettorale.
La Polonia, minacciata da una guerra che si sta infervorendo sempre più di giorno in giorno a ridosso dei suoi confini spinge per ricevere l’autorizzazione tedesca alla consegna all’Ucraina dei suoi tank Leopard II. (La Germania detiene il brevetto del carro armato e solo lei può decidere sulle sorti del sistema d’arma e sul suo utilizzo in guerra anche da parte di Paesi terzi).
Ieri, ha scritto La Stampa il premier polacco Mateusz Morawiecki ha mandato un messaggio a Berlino: “Non guarderemo passivamente l’Ucraina morire dissanguata. Kiev e l’Europa vinceranno questa guerra, con o senza la Germania“. Ha fatto capire tra le righe di essere disposto a formare una coalizione più piccola, con Paesi pronti a donare alcuni dei loro tank, per aggirare l’opposizione tedesca.
In linea con la Polonia anche i Paesi baltici: “La Germania, in quanto forza trainante in Europa, ha una responsabilità speciale“, ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri lettone Rinkévics, anche a nome degli estoni.
Forte rimane il risentimento americano sulla posizione tedesca che, tra l’altro, ha dettato anche delle condizioni: noi inviamo i Leopard se voi mandate gli Abrams.
In casa il cancelliere Scholz non riceve l’appoggio bipartisan.”Mentre le persone muoiono ogni giorno in Ucraina, in Germania discutiamo come se ci fosse tempo infinito“, enfatizzano i liberali. “Qualsiasi ritardo è un vantaggio per il criminale di guerra Putin“, tuonano i Verdi.
Nel frattempo Macron vorrebbe mandare i suoi tank Leclerc a patto che non ci sia un’escalation del conflitto e che i soldati ucraini siano formati e che non vengano pregiudicate le capacità della difesa francese.
La Stampa: dietro a questo «balletto» dei tank c’è un discorso di scarsità di armamenti a disposizione nel vecchio Continente
Berlino possiede meno di 300 Leopard 2, di cui solo 130 sarebbero operativi. Parigi ha 200 Leclerc disponibili, e potrebbe darne a Kiev una ventina. Tutte cifre che non cambiano gli equilibri sul terreno. C’è un’altra lettura che si fa insistente da più parti ed è stata avanzata per prima dal quotidiano svizzero Neue Zürcher Zeitung, e cioè che la resistenza della Germania sarebbe dettata dal timore che Washington si insinui nel mercato europeo degli armamenti, finora dominato dall’industria tedesca. Il Leopard è il mezzo corazzato più acquistato dagli alleati Nato. Ha 550 chilometri di autonomia con motore diesel da 1500 cavalli, ma è anche tra i più costosi: 7-8 milioni di euro. Sono 16 i Paesi dell’Alleanza che lo possiedono. Alcuni hanno acquistato diverse centinaia di pezzi, come Turchia, Grecia, Spagna, Polonia e Finlandia. Altri ne hanno cinquanta o meno, come Norvegia, Danimarca e Canada. Essere il principale fornitore di mezzi pesanti garantisce vantaggi a lungo termine per via dell’approvvigionamento dell’intera catena logistica durante tutto il ciclo di vita del carro armato.