La Marina militare britannica, riporta l’agenzia Nova, sta sviluppando una nuova nave di sorveglianza per proteggere i cavi sottomarini considerati come infrastrutture strategiche. Il ministero della Difesa del Regno Unito definisce tali cavi “vitali per l’economia globale e le comunicazioni fra i governi”, ma nel contempo sono “a rischio di sabotaggio per via della guerra sottomarina”. Il ministro della Difesa britannico Ben Wallace ha rilevato come la nuova nave della Royal Navy proteggerà’ l’infrastruttura nazionale strategica, compresi i cavi oceanici. La nave di sorveglianza multiruolo sarà’ dotata di sensori avanzati e una serie di droni di sottomarini per la raccolta di dati. Il vascello entrerà’ in servizio nel 2024 e avrà’ un equipaggio di 15 persone. La nave, secondo il ministero della Difesa britannico, sarà’ in grado di effettuare anche altre operazioni difensive, incluse manovre nell’Artico.
I CAVI SOTTOMARINI
I cavi sottomarini delle telecomunicazioni sono circa 400 e collegano tutti i continenti scambiando il 95 per cento dei dati a livello globale. Ma chi costruisce queste arterie “vitali” per le comunicazioni mondiali? Una delle aziende leader nel settore è proprio Huawei. Azienda cinese accusata dagli Stati Uniti di spionaggio per conto della Cina approfittando dei suoi contratti per realizzare in giro per il mondo il 5G, la rete cellulare di prossima generazione.
La vicinanza di Huawei al governo cinese è un pericolo, secondo gli americani, perchè nei sistemi che vende all’estero, potrebbe effettuare spionaggio informatico. In Europa, Huawei ha stretto numerosi accordi per la costruzione delle nuove reti cellulari, ma diversi governi europei stanno ricevendo forti pressioni dagli Stati Uniti per rivedere i contratti e affidarsi ad altre società.
La posa e la gestione dei cavi sottomarini vengono organizzate da Huawei tramite una sua società controllata che si chiama Huaewi Marine Networks. Analogamente a quanto avvenuto con altre divisioni della società cinese, Huawei Marine è cresciuta molto rapidamente negli ultimi anni, diventando una delle aziende più importanti del settore a livello globale. Nel 2019 ha terminato la posa di un cavo sul fondale dell’oceano Atlantico per mettere in comunicazione diretta l’Africa e il Sudamerica, attraverso un collegamento tra Camerun e Brasile. Il cavo è lungo 6mila chilometri e consentirà di accelerare la trasmissione dei dati in parti del mondo ancora in via di sviluppo.
Huawei Marine è impegnata in almeno 90 progetti che riguardano la costruzione o l’aggiornamento di cavi sottomarini per le telecomunicazioni in giro per il mondo. Riesce a stringere numerosi contratti grazie alle sue politiche di riduzione dei margini di guadagno, che le consentono di offrire i prodotti agli operatori a prezzi molto vantaggiosi, rispetto alle aziende storicamente già affermate nel settore e che sono statunitensi, europee e giapponesi. Huawei Marine è per esempio al lavoro per la costruzione di più tronconi di un nuovo cavo – tra Europa, Asia e Africa – che sarà lungo 12mila chilometri.
Il nuovo collegamento rientra nei piani della cosiddetta “Nuova via della seta”, l’iniziativa avviata dal governo cinese per migliorare i suoi collegamenti verso i paesi dell’Eurasia e di parte dell’Africa. È un piano estremamente ambizioso che prevede grandi investimenti per la costruzione di porti, strade, ferrovie e reti di telecomunicazioni nei paesi che vi partecipano.
La Cina ha già avviato la costruzione di numerose infrastrutture, offrendo finanziamenti ai paesi interessati in cambio di un accesso privilegiato per le sue merci e gli altri suoi beni. L’iniziativa preoccupa soprattutto gli Stati Uniti, che temono di perdere la loro influenza nei confronti dei paesi dell’Europa occidentale.
Le preoccupazioni sono inoltre legate al fatto che il governo cinese esercita uno stretto controllo sulla popolazione, attraverso sistemi sofisticati di sorveglianza informatica e limitando l’accesso alle libere informazioni. Secondo gli esperti di intelligence, la Cina vorrebbe riprodurre questo approccio anche all’estero, approfittando della propria presenza nelle attività di costruzione dei nuovi sistemi per le telecomunicazioni, come appunto i cavi sottomarini.
Huawei Marine dal canto suo ha sempre negato di avere un ruolo diretto nella “Nuova via della seta”, ma sta comunque ottenendo numerosi appalti nel settore per la posa di nuovi cavi. La società esiste dal 2008 ed è frutto di una joint venture con Global Marine Systems, azienda britannica che possiede una flotta di navi attrezzate per la posa dei cavi sottomarini. Huawei detiene il 51 per cento di Huawei Marine, mentre il restante 49 per cento è in mano a HC2 Holdings, società statunitense che controlla Global Marine Systems. HC2 sta valutando la cessione delle proprie quote, che potrebbero essere acquisite da Huawei ottenendo il pieno controllo della joint venture ed escludendo così anche il Regno Unito.
Sono più di 10 anni che Huawei lavora ai cavi sottomarini, e in alcuni casi ha realizzato estensioni e aggiornamenti dei collegamenti anche per sistemi che riguardavano direttamente gli Stati Uniti. Le cose si sono complicate nel 2012 quando il Congresso statunitense ha etichettato Huawei una “minaccia per la sicurezza nazionale”. All’epoca erano in corso le trattative per realizzare un collegamento sottomarino da 250 milioni di dollari tra Londra e New York. Finì che l’operatore coinvolto nell’operazione fu persuaso ad abbandonare Huawei e a scegliere altre aziende con tecnologie realizzate negli Stati Uniti. L’impressione fu che gli Stati Uniti avessero usato la questione della “minaccia” come una scusa per favorire le aziende statunitensi a scapito della loro concorrente cinese.
La dichiarazione del Congresso e le successive accuse formulate nei confronti di Huawei hanno fatto sì che dal 2013 l’azienda non ha più lavorato ai cavi che collegano direttamente gli Stati Uniti. Huawei Marine si è però espansa notevolmente nel resto del mondo ed è la quarta azienda più grande del settore, dopo la statunitense SubCom, la finlandese Alcatel Submarine Networks e la giapponese NEC. Entro il 2020 completerà da sola la realizzazione di 28 cavi sottomarini, un quarto di tutti quelli in costruzione nel quinquennio 2015-2020. Alcuni di questi mettono in comunicazione diversi alleati degli Stati Uniti, come la Francia, il Regno Unito e il Canada.
Nella maggior parte dei casi, i cavi sottomarini sono controllati dai grandi operatori telefonici, che si organizzano in consorzi per sostenere insieme i costi della loro posa e manutenzione nel corso del tempo. Molti operatori sono controllati direttamente dai governi, o hanno comunque storicamente stretti rapporti con loro, considerato che sulle loro reti passano dati di ogni tipo, compresi quelli per gestire le reti dei servizi e le infrastrutture. In tempi recenti grandi aziende di Internet come Facebook e Google hanno iniziato a realizzare cavi di loro proprietà, per potenziare i servizi che offrono agli utenti. Il traffico viene indirizzato sui cavi sottomarini a seconda delle esigenze del momento, quindi raramente si può avere un controllo completo sul mezzo attraverso cui passeranno le informazioni.
La costruzione del 5G è strettamente legata all’espansione della rete di cavi sottomarini per collegare i continenti. I ripetitori per i cellulari sono naturalmente collegati via cavo al resto di Internet e per la trasmissione di informazioni a grandi distanze, con oceani in mezzo, i satelliti non sono sufficienti. Reti ad alta capacità e velocità richiederanno una maggiore capacità di banda dei cavi sottomarini e la costruzione di nuovi collegamenti. Nonostante le accuse statunitensi, Huawei non sarà esclusa nel resto del mondo da questo grande lavoro di aggiornamento delle reti.
Washington, fino ad oggi, non ha mai fermato la costruzione dei cavi sottomarini, che costituiscono la spina dorsale globale di Internet facilitando quasi il 100% del traffico Internet. Gran parte della rete via cavo sottomarina sta per essere sostituita da moderni cavi ottici che possono facilitare comunicazioni via Internet sempre più veloci.
Una di queste reti è la Pacific Light Cable Network (PLCN), un progetto di costruzione di cavi sottomarini di 8.000 miglia finanziato da Google, Facebook e Dr. Peng Telecom & Media Group Co., uno dei maggiori produttori di hardware e telecomunicazioni in Cina. Il completamento del PLCN produrrà il primo collegamento Internet diretto tra Los Angeles e Hong Kong e si prevede che aumenterà la velocità di Internet sia in Cina che negli Stati Uniti.
Un comitato di regolamentazione americano ha raccomandato di bloccare la fase di costruzione finale del PLCN. Secondo il Wall Street Journal, il Comitato teme che il progetto da 300 milioni di dollari possa facilitare lo spionaggio cinese. Il Comitato guidato dal Dipartimento di Giustizia, noto come Team Telecom è composto da funzionari di diverse agenzie governative americane.
Mai prima d’ora gli Stati Uniti hanno già bloccato la costruzione di un cavo sottomarino, ha riferito il Journal. Sono stati sollevati problemi di sicurezza nazionale con riferimento ai precedenti progetti di cavi sottomarini, alcuni dei quali sono stati parzialmente finanziati da società di proprietà cinese. Ma i progetti alla fine sono proseguiti dopo che i produttori sono stati in grado di dimostrare che il design dei cavi sottomarini vietava l’installazione di intercettazioni telefoniche.