Lo Stato islamico (Is) è stato in grado di condurre “4.600 attacchi terroristici nel corso del 2017” e nonostante la sconfitta sul piano militare la minaccia jihadista resta un “valido motivo di preoccupazione”. Lo afferma ad “Agenzia Nova” un funzionario della Nato a Bruxelles che ha chiesto di mantenere l’anonimato. “La lotta al terrorismo occupa un posto molto alto fra le priorità dell’Alleanza. Nel 2017, l’Is ha visto significative perdite territoriali, eppure è riuscito a compiere 4.600 attacchi terroristici in tutto il mondo; ha modificato il proprio modus operandi, si è adattato a nuove realtà , ha decentrato il proprio potere ma la forza dell’ideologia resta ed è ancora in grado di colpire”, spiega il funzionario dell’Alleanza atlantica. “Da attacchi complessi si è passati ai lupi solitari, con operazioni meno sofisticate e con meno vittime. Il loro utilizzo dei social media per reclutare nuovi adepti è molto efficace”, aggiunge la fonte consultata da “Nova”.
Il temuto ritorno in massa nei paesi di origine dei cosiddetti “foreign fighter” (i combattenti che hanno saggiato i campi di battaglia in Siria in Iraq) finora non c’è stato, “ma anche un piccolo numero di combattenti che hanno acquisito esperienza sul terreno è una minaccia molto grande”, aggiunge il funzionario della Nato. L’intreccio tra il ritorno dei jihadisti e le rotte delle migrazioni illegali ha dimostrato di essere possibile, ma secondo la fonte consultata da “Nova” per il momento “non c’è stato un significativo flusso di foreign fighter attraverso questi flussi: però questo non significa che non può succedere, anzi è un valido motivo di preoccupazione”. Semplicemente, secondo il funzionario della Nato, “non è la rotta preferita per infiltrarsi: perché rischiare di morire in mare quando può essere più facile usare un passaporto?”.
Dalla fine del 2016, prosegue ancora la fonte consultata da “Nova”, “abbiamo visto un utilizzo di droni commerciali sempre più sofisticati in Iraq e in Siria”. Velivoli senza pilota che “potrebbero essere usati per compiere attacchi anche contro i civili: guardiamo a questa minaccia con molta attenzione”, aggiunge il funzionario dell’Alleanza.
Finora, inoltre, non sono state utilizzate armi biologiche o atomiche per compiere attacchi terroristici, mentre la perdita di territorio dell’Is riduce la possibilità di fabbricare “bombe sporche”, armi rudimentali in grado di spargere materiale radioattivo. “Per realizzare armi del genere sono necessarie attrezzature e infrastrutture di cui lo Stato islamico non dispone più”, riferisce ancora il funzionario, avvertendo infine che il declino di potere del “califfato” potrebbe essere presto “colmato” da Al Qaeda e che su questo l’Alleanza “resta vigile”.