(Prof.ssa Barbara Faccenda) Come si differenziano gli individui che si uniscono al jihad in Siria da i jihadisti che hanno combattuto in guerre civili fin dall’invasione sovietica dell’Afghanistan?
Prima di tentare di rispondere a tale domanda occorre definire i foreign fighter (FF) jihadisti. Per fare ciò adottiamo la descrizione di D. Malet (2015) per cui essi sono individui che volontariamente si uniscono a gruppi ribelli islamisti in Paesi diversi dai propri. La loro presenza in guerre civili contribuisce alla frammentazione e alla radicalizzazione di gruppi di ribelli e in ultima analisi rende molto complicata la risoluzione del conflitto. Molti si uniscono a gruppi che sposano un’ideologia salafita-jihadista. Il salafismo adotta una visione puritana dell’Islam e raffigura i tempi del profeta Maometto come quelli di una società immacolata che deve essere emulata.
Il numero dei FF in Siria è significativamente più alto rispetto a quello registrato in Afghanistan durante l’invasione sovietica degli anni 1980 e in Iraq dopo il 2003. Lo scopo ed il livello della mobilitazione jihadista in Turchia fin dal 2012 costituisce un fenomeno senza precedenti. Secondo alcune stime della polizia turca, tra i 1500 e i 3000 cittadini turchi hanno combattuto con gruppi jihadisti all’estero tra il 1984 e il 2004. Inoltre, un altro rapporto della polizia risalente all’aprile 2016, fa notare che circa 2750 cittadini turchi si sono uniti a organizzazioni salafite-jihadiste come IS e al-Nusra in Siria.
Risultano essere molteplici i motivi per cui la guerra civile siriana, fin dal suo inizio nel 2011, registra un livello di coinvolgimento jihadista senza precedenti. Il fattore presumibilmente dominante nella scelta decisionale di unirsi ad un’azione collettiva, in individui con una forte identità sociale, è l’indignazione morale, alimentata da un profondo senso di rabbia per una grande ingiustizia politica subita. La rabbia tra individui che percepiscono che la loro esistenza collettiva è minacciata verosimilmente rafforza la solidarietà del gruppo e autorizza la punizione contro gli attori stranieri che sono visti come responsabili di tale minaccia.
Organizzazioni islamiste disseminano immagini di musulmani sofferenti e, colpevolizzando i politici occidentali, generano indignazione morale tra i propri sostenitori che poi si traduce in rabbia, dipingendo quindi la mobilitazione jihadista come un’azione difensiva per conto dei musulmani. Sebbene le guerre in Afghanistan, Bosnia, Cecenia e Iraq siano state caratterizzate da alti livelli di vittimizzazione civile, la violenza in Siria è senza dubbio più intensa e più visibile, caratterizzata da forti dinamiche transnazionali. Un’altra ragione per cui la Siria ha visto un grandissimo numero di FF è la facilità di combattere in quel Paese rispetto ad altri campi di battaglia. Decine di centinaia di individui con storie ed esperienze differenti, provenienti da molti Paes, si sono uniti alla battaglia siriana attraverso la porosa frontiera turco-siriana almeno fino al 2016. Dunque, il diffuso sdegno morale e la sua intensificazione, unitamente alla facilità di combattere, verosimilmente rinforzano e diversificano la mobilitazione jihadista nel contesto della guerra siriana. Ciò che ci resta da determinare, per rispondere al nostro quesito iniziale, è come esattamente l’attuale ondata di FF jihadisti differisce dalle precedenti ondate in termini di caratteristiche demografiche. Piuttosto che cercare un singolo fattore omnicomprensivo, ci sembra molto più produttivo prendere atto che i fattori che rendono possibile il reclutamento di diverse tipologie di individui siano differenti. Le nuove generazioni di FF jihadisti hanno con minor probabilità alle spalle storie di attivismo politico islamista e sono veterani di altri conflitti. Le differenze nelle caratteristiche di reclute dell’Islamic State (IS) e non, ci suggeriscono motivi distinti che sono dovuti a peculiari sforzi organizzativi di propaganda e rappresentazioni visive. L’IS ha sviluppato una reputazione come organizzazione di vendetta, impiegando estrema violenza in rappresaglia alla sofferenza musulmana. Ciò ne fa una chiamata generale a tutti i musulmani sunniti di unirsi al Califfato attivando il loro senso di rabbia e di indignazione morale per giustificare tale violenza. A questo riguardo, la strategia di reclutamento dell’IS sembra consistente con le teorie di punizione altruistica che hanno forti radici evoluzionistiche nel comportamento umano. Pur considerando la violenza dell’IS eccessiva, le organizzazioni non-IS salafite – jihadiste (ad esempio Al Qaeda), sono consce che la vendetta gioca un ruolo importante nell’attrarre grandi numeri di musulmani provenienti da tutte le estrazioni sociali. Queste organizzazioni, tuttavia, mirano a reclutare militanti con un impegno ed un addestramento religioso più solido. Tali differenze organizzative sono riflesse nei diversi tipi di individui che si uniscono all’IS ed a organizzazioni non-IS.
Se paragoniamo i FF jihadisti pre-Siria e Siria, il “gruppo Siria” tende ad avere un numero più alto di donne e di reclute curde, tuttavia i FF in questo gruppo sono, con minor probabilità, sposati e non hanno una storia di attivismo politico islamista o hanno combattuto in precedenti campi di battaglia jihadisti. Mentre l’iniziale ondata di jihadisti che si sono recati in Siria includeva un certo numero di individui che avevano una storia criminale oppure una storia di attivismo islamista, il profilo dei FF jihadisti turchi, ad esempio, in Siria, è divenuto, nel corso del tempo, meno distinto. Una potenziale ragione per questa tendenza è che l’IS ha indirizzato inviti a tutti i musulmani, senza alcuna attenzione alle loro caratteristiche demografiche o alla conoscenza religiosa.
Il jihadismo post-Siria si sottrae a categorizzazioni superficiali, rendendo un esercizio futile la ricerca di specifici tratti jihadisti. Le politiche di contrasto e smantellamento delle reti jihadiste basato su un’intelligence precisa sarebbero molto più efficaci delle politiche di analisi comportamentali. L’ideologia violenta e riduzionista dell’IS deve essere percepita come un fattore cruciale nella sua abilità di reclutare un sostegno significativo. Invece di licenziare l’ideologia IS come una reliquia delle barbarie medioevali, è importante sottolineare le sue contraddizioni interne e le sue inconsistenze che caratterizzano la sua violenza indiscriminata e il sistema politico che esso cerca di costruire in vece di pii musulmani.