Gian Piero Ventura aveva perso la stima dei suoi stessi giocatori, era evidente perfino per i più distratti e lo sapeva anche lui, prima di conoscere gli esiti dello sciagurato play-off contro la Svezia. Lo sapeva già che “aveva perso” e che comunque fosse andata, sarebbe stato il caso di togliere il disturbo e di rassegnare le dimissioni da commissario tecnico della nazionale italiana.
Il risultato purtroppo lo conosciamo e le conseguenze anche. Mentre le migliori nazionali del mondo si contenderanno l’ambìto trofeo della Coppa del Mondo, ed altre meno competitive parteciperanno semplicemente a Russia 2018, l’Italia non farà nessuna delle due cose e se ne resterà a casa, come a casa resterà anche il suo ex ct Ventura che però, di rassegnare le dimissioni, cosa che sarebbe parsa scontata a chiunque passi almeno una volta al giorno davanti ad uno specchio, non ne ha voluto sapere ed ha costretto un’altrettanto colpevole ed inetta Federazione ad esoneralo, garantendogli comunque lo stipendio fino alla scadenza del suo contratto, prevista, lo ricordiamo, alla fine di giugno 2018, quando raccolti gli ultimi “meritati” spiccioli, proprio nel bel mezzo del torneo a cui l’Italia non parteciperà anche a causa sua, potrà partire per un bel resort e gustarsi, sempre dalla tv, ma da una prospettiva sicuramente diversa e sorseggiando una “Piña Colada” alla faccia degli italiani, le parti finali di Russia 2018.
Ventura evidentemente pur essendo stato tra i principali colpevoli ad aver privato il nostro Paese della gioia di partecipare al Campionato del Mondo di calcio, avrà ritenuto che la dignità non era una dote così fondamentale e che lui quei residui 800 mila e passa euro se li era comunque meritati.
E qui torniamo alla stima, valore che avevamo citato in apertura di articolo, perché se le notizie che circolano, riferite a presunti sms scambiati dai calciatori, confermano che l’esonerato ct ligure aveva perso quella dei suoi giocatori, lo stesso, se non peggio, era accaduto nella considerazione che gli italiani avevano, ed a maggior ragione hanno ora, di Gian Piero Ventura e l’epilogo della storia, accoppiato al risultato sportivo, lo testimonia senza timore di smentite.
Ma cosa dicevano questi sms che tiravano in ballo l’audace condottiero Gian Piero Ventura? I primi spifferi che escono sarebbero questi: “Meno male che c’è Gigi. Basterà?”. E ancora: “Siamo una nave senza Comandante, in mezzo alla tempesta”. Messaggi scambiati da gente che doveva ancora giocarsi la gara di ritorno a Milano contro una squadra oggettivamente inferiore e con una qualificazione ampiamente a portata di mano, nonostante il minimo svantaggio di 0-1 da cui si sarebbe partiti di fronte ad un pubblico numeroso e caloroso come avevano chiesto alla vigilia del match.
“Faremmo meglio con Gigi giocatore, capitano, allenatore: adesso siamo una nave senza comandante, in mezzo alla tempesta” avrebbe scritto un calciatore dell’Italia ad un suo compagno, secondo quanto riportato dal ‘Corriere della Sera’.
Che quella nave non sia riuscita ad andare in porto è purtroppo noto, ma queste indiscrezioni rivelano, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che Ventura aveva perso il controllo e la considerazione dei suoi uomini che riconoscevano invece nel loro capitano Gigi Buffon il vero condottiero, l’uomo da seguire. Quanto accaduto a fine gara con Buffon che è stato il primo a metterci la faccia di fronte alle telecamere in un momento in cui altri avevano preferito scapparsene a gambe levate negli spogliatoi, unito ai commenti di stima provenienti da tutto il mondo sportivo, incoronano l’ormai ex portiere dell’Italia e lo “predicono” come un naturale numero uno dell’Italia che verrà.
Il futuro più prossimo sembra dire Carlo Ancelotti, e non sarebbe affatto male, ma nel dna di Gigi Buffon c’è un ruolo importante nella nazionale perché è un leader ed un campione capace di mettere d’accordo i tifosi di tutti i club italiani. Un uomo che dimostra la dignità che non siamo riusciti a trovare altrove, uno dei pochi ad aver capito il dramma, seppure sportivo, che si era concretizzato dopo il triplice fischio finale del Meazza.
“Mi sono immaginato il piccolo che godeva guardando i Mondiali, e ora i bambini non potranno fare lo stesso” questo aveva detto Gigi a fine gara e questo ho pensato anche io. Ho pensato a quei bambini che nell’estate del 2018, in concomitanza con i mondiali e magari subito dopo i match, sarebbero corsi a giocare nei pochi prati rimasti liberi nelle nostre città, o magari più ragionevolmente nei cortili e nei parcheggi, dove nel tentativo di immedesimarsi nei loro campioni preferiti, avrebbero preso a pallonate con ovvio disappunto dei proprietari, le auto parcheggiate, indossando le maglie azzurre, spesso repliche non ufficiali di quelle dei loro beniamini che avrebbero desiderato poter emulare fino al sogno finale, quello di alzare al cielo, per la quinta volta, la coppa del mondo di calcio.
GB
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