Il 27 settembre scorso è stato inaugurato il Baltic Pipe, il nuovo gasdotto che collegherà Norvegia, Danimarca e Polonia. Il progetto ha preso il via nel 2013 ed è costato 267 milioni di euro. Si tratta di un’infrastruttura strategica che si collega ad un altro gasdotto, l’Europipe II, che estrae gas naturale dal Mare del Nord.
La struttura è stata realizzata dalla società danese Energinet e dalla società polacca Gaz-System, con il sostegno finanziario del Connecting Europe Facility dell’UE. Eutostat rileva che il colosso pubblico norvegese del gas, Equinor, prima del conflitto russo-ucraino nel 2020 fatturava dall’Europa circa 200 milioni di euro al mese, ma già a gennaio di quest’anno, a ridosso dell’invasione russa, la Norvegia fatturava 2 miliardi di euro al mese portando il guadagno del primo semestre a dieci miliardi di euro. Altri tre quattro miliardi vengono venduti a Paesi extra-Ue.
Oslo, in sostanza, ha beneficiato dalla campagna militare di Putini a partire da dicembre 2021, quando Mosca ha deciso di dimunuire i flussi di gas metano verso l’Europa. Con il via al Baltic Pipe gli introiti norvegesi cresceranno notevolmente a vantaggio dell’economia dometica, poichè al momento non si leggono aperture di condivisione finanziaria o speculativa a favore dell’Europa. I complottisti pensano che il sabotaggio dei gasdotti NordStream I e II nel Mar Baltico possa avere la paternità norvegese che mira a diventare il primo player nel trasferimento di gas verso l’Europa, considerata la situazione di crisi internazionale in atto che ha visto nel corso dei mesi diminuire sempre più i flussi di Gazprom verso il Vecchio Continente.
I sospetti russi sul sabotaggio
Sulla vicenda delle quattro falle nei gasdotti Nordstream I e II nel Baltico l’intelligence russa sostiene di avere già alcune prove che indicano un ruolo dell’Occidente nell’organizzare e realizzare le esplosioni che hanno messo fuori uso i gasdotti. Ad affermarlo il capo del servizio esterno d’intelligence russa Sergey Naryshkin, secondo quanto riporta oggi l’agenzia di stampa Ria Novosti.
“Abbiamo già alcuni materiali che indicano la pista occidentale nell’organizzazione e nell’attuazione dell’attacco terroristico” ai gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2, ha dichiarato il capo dell’Svr, Sergey Naryshkin. “A mio parere, l’Occidente sta facendo di tutto per nascondere i veri responsabili e organizzatori di questo attacco terroristico”, ha aggiunto.
Anche Dmitry Peskov, portavoce del presidente russo Vladimir Putin, ha ribadito che “i danni provocati al gasdotto Nord Stream sono dovuti ad un atto di terrorismo di stato senza precedenti e non si può fare a meno di una seria indagine internazionale. Ovviamente, un atto così senza precedenti, si potrebbe dire, di terrorismo di stato, non può e non dovrebbe fare a meno di una seria indagine internazionale. Naturalmente, sarà necessaria la cooperazione nell’ambito di tale indagine”, ha affermato il portavoce del Cremlino.
La posizione degli Usa
“Solo una volta che sarà “completata” l’indagine sulla natura delle esplosioni che hanno provocato quattro fuoriuscite di gas dai Nord Stream 1 e 2 sarà possibile “determinare con certezza cosa sia successo”. Ha dichiarato oggi il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, dopo un bilaterale alle Hawaii con il suo omologo filippino, Jose Faustino Jr.
Secondo quanto riferito dalla Cnn, Austin – che nelle scorse ore ha parlato con il ministro della Difesa danese Morten Bodskov – ha dichiarato di aver offerto al governo di Copenaghen “tutta l’assistenza che gli Stati Uniti possono fornire”. “Fino a quando non avremo ulteriori informazioni o saremo in grado di fare ulteriori analisi, non speculeremo su chi potrebbe essere stato il responsabile”, ha aggiunto il segretario alla Difesa.
L’impatto ambientale
Secondo Greenpeace, il potenziale impatto climatico della fuoriuscita di metano da Nord stream 1+2 potrebbe essere di “30 milioni di tonnellate di CO2 equivalente in un periodo di 20 anni. Pari alle emissioni annuali di 20 milioni di automobili nell’Ue”.