Secondo quanto riportato dall’agenzia Nova, la Polizia giapponese ha fatto irruzione oggi in una delle sedi di Tokyo dell’Associazione generale dei residenti coreani in Giappone, meglio nota come “Chongryon”. Le autorità giapponesi avevano arrestato ieri il presidente dell’organizzazione, accusato di aver di aver coordinato un traffico online illegale di libri di testo usati e materiale didattico, presumibilmente destinato a finanziare il regime nordcoreano.
Secondo gli investigatori, Chon Ju Hyok avrebbe raccolto con questo sistema almeno 30 milioni di yen (274 mila dollari) tra marzo 2012 e ottobre 2017.
Il mese scorso la Polizia di Tokyo ha perquisito ieri le sedi di un assicuratore che fornisce servizi a cittadini nordcoreani residenti nel paese, sospettato di celare asset bersaglio delle sanzioni giapponesi contro il regime di Pyongyang. La società, Kongo Hoken è affiliata ad una organizzazione pro-regime nordcoreano, l’Associazione generale dei residenti coreani in Giappone, meglio nota come “Chongryon”. L’assicuratore è sospettato di aver ritirato ingenti depositi da diversi conti bancari alla fine dello scorso anno per evitare la confisca da parte dell’Agenzia di riscossione nazionale (Rcc).
Già prima dell’imposizione delle sanzioni, la Rcc intendeva rivalersi dei prestiti concessi a diverse società di credito cooperativo legate alla Chongryon. Istituita nel 1977, Kong Hoken ha sede a Tokyo, e conta un centinaio di dipendenti in 30 sedi distribuite sull’intero territorio giapponese.
Il ministero degli Esteri giapponese ha annunciato il mese scorso l’aggiunta di altre 19 persone fisiche e giuridiche alla lista delle entità nordcoreane soggette al congelamento degli asset. Al netto delle nuove aggiunte, la lista dei soggetti colpiti dalle sanzioni giapponesi include ad oggi 103 persone giuridiche e 108 persone fisiche, incluse aziende e cinque cittadini cinesi, una società di Singapore e alcune della Namibia. Tra i bersagli delle sanzioni figurano fornitori di servizi finanziarie, aziende dedite all’estrazione e al commercio di carbone e quelle che gestiscono l’invio di lavoratori nordcoreani all’estero.