Domani giornata decisiva per la Lega di Matteo Salvini, il recente passato, il Carroccio di Umberto Bossi va nel cassetto definitivamente perchè nasce il partito nazionale. I vecchi militanti, oltre 30mila dovranno lasciare le vecchie tessere della Lega Nord in un momento in cui Salvini sta vivendo non pochi problemi interni al partito. Nel frattempo Giorgia Meloni fa incetta di preferenze mettendo a rischio la leadership di Salvini nella coalizione di centrodestra. Il verdetto definitivo sarà dato dai risultati delle prossime elezioni regionali.
(di Massimiliano D’Elia) Nessuno nel partito di via Bellerio mette in dubbio la leadership di Matteo Salvini ma i malumori sono palpabili tra le varie chat dei dirigenti leghisti. Dopo la questione Fontana in Lombardia e l’autorizzazione data dal Senato a processare Salvini per la vicenda “Open Arms”, big del calibro di Giorgetti e Zaia iniziano a mostrare segni di velata insofferenza. La linea salviniana di continua sfida a tutto e tutti inizia a stufare visto che gli effetti sui gradimenti sono devastanti. Continuare con la stessa narrativa, ripetendo la medesima litania, come visto, non ha portato a risultati concreti, anzi ha allontanato i potenziali elettori (perso circa il 10 per cento dell’elettorato in un solo anno). All’interno della Lega non è stato digerito neanche il ritorno di Salvini al Papeete, considerato per tutti il luogo della sconfitta. Poi non è passata inosservata la scelta del leader leghista di contornarsi solo di fedelissimi tipo Bagnai, Molinari e lasciare di “lato” due di spessore come Luca Zaia e Giancarlo Giorgetti.
La resa dei conti con i risultati delle prossime elezioni regionali. Se verrà decretato il calo dei consensi le discussioni che ora animano le chat dei dirigenti leghisti dovranno emergere ufficialmente in un dibattito interno. Si dovrà, quindi, cambiare direzione, una linea più morbida, più moderata che non spaventi i cosiddetti poteri forti e l’Europa, una linea più dialogante come quella avanzata tempo fa da Giancarlo Giorgetti che con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva un buon rapporto di lavoro basato su una profonda stima reciproca. In questa nuova prospettiva nessuno mai azzarderebbe di esautorare Matteo Salvini ma di cambiare la linea politica, si. Puntare sull’economia e non concentrarsi solo sull’antieuropeismo e immigrazione. Vista la situazione economica italiana, si potrebbe pensare anche ad un “governissimo” per poter dire “con i fatti” noi ci siamo, abbiamo fatto la nostra parte per il rilancio dell’Italia.
Nel frattempo i sondaggi evidenziano che In Toscana la Ceccardi non avrà vita facile, in Puglia la Lega potrebbe andare ad un non lusinghiero 18%. Una vittoria in Veneto di Zaia e un eventuale successo di Fratelli d’Italia nelle Marche e in Puglia metterebbero in seria difficoltà Salvini che a quel punto dovrà accettare tutti i suggerimenti dei suoi “colonnelli”.