La ricetta di Draghi: per L’UE: + difesa europea e digitalizzazione

di Emanuela Ricci

L’ex presidente della BCE ha evidenziato come l’Europa si trovi in un momento di straordinaria difficoltà, e ha insistito sulla necessità di attuare riforme rapide e senza precedenti per affrontare le sfide globali. Draghi ha sottolineato che la mancanza di competitività dell’UE è legata a fattori strutturali come la lentezza nell’innovazione, gli alti costi energetici e la carenza di competenze digitali e tecnologiche.

Uno degli elementi chiave del rapporto riguarda la necessità di potenziare la difesa comune e di accelerare la digitalizzazione. Draghi ha infatti messo in luce come l’Europa debba rafforzare le proprie capacità di difesa per ridurre la dipendenza da paesi terzi e per essere più resiliente di fronte alle future crisi. Ha anche sottolineato l’importanza di investire nella formazione per migliorare le competenze della forza lavoro europea, ispirandosi a modelli di successo come quello svedese, dove una forte sinergia tra progresso tecnologico e modello sociale ha portato a risultati straordinari.

Inoltre, Draghi ha ribadito che l’UE deve affrontare la frammentazione del mercato interno, soprattutto nel settore digitale, e migliorare la cooperazione transfrontaliera per competere efficacemente con altre grandi economie globali. Un altro punto centrale è stato l’invito a mobilitare risorse private su larga scala, poiché i bisogni di finanziamento per le transizioni verde e digitale sono immensi, e il settore pubblico da solo non sarà sufficiente a coprirli.

Il rapporto di Draghi rappresenta un appello urgente alla leadership europea affinché prenda decisioni coraggiose e coordinate. La sua visione non si limita a indicare i problemi, ma offre anche soluzioni concrete, come la necessità di un coordinamento più stretto nelle politiche di appalti pubblici e una maggiore aggregazione della domanda a livello europeo per aumentare l’efficacia degli investimenti pubblici. In definitiva, per Draghi, il futuro dell’Europa dipenderà dalla capacità degli Stati membri di lavorare insieme in modo più coeso e determinato di quanto non sia mai avvenuto finora.

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