Un famoso detto: squadra che vince non si cambia. Si, perchè i successi della nostra intelligence, così come è organizzata oggi, sono sotto gli occhi di tutti. In Italia non abbiamo subito attacchi terroristici eclatanti di matrice islamica, mentre all’estero le nostre truppe riescono ad operare con la necessaria determinazione e tranquillità. Ciò, grazie al lavoro silenzioso degli operatori dell’Aise e dell’intelligence militare: riescono subito ad entrare in sintonia con le popolazioni locali forti di relazioni consolidate nel tempo, ispirate al rispetto reciproco. Il tanto decantato e spesso invidiato “The Italian Approach”. Tanti i successi poi, in occasione della liberazione di nostri connazionali in contesti difficili come il recente caso di Cecilia Sala. E’ bene rammentare che ogni cambiamento radicale di una organizzazione, in questo caso specifico molto compelssa, volto a migliorarne l’efficacia e l’efficienza, richiede necessariamente un lungo periodo per l’affinamento di nuove funzioni e l’amalgama di competenze non sempre similari. Un tempo fisiologico che, forse in questo momento di forte instabilità internazionale, non possiamo permetterci
di Francesco Matera
La riforma dei servizi segreti italiani potrebbe tornare al centro del dibattito politico, alimentata dalle recenti vicende che hanno posto l’intelligence sotto i riflettori. Tra le dimissioni di Elisabetta Belloni e la liberazione di Cecilia Sala, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi, Alfredo Mantovano, scrive Domani, potrebbe cogliere l’occasione per accelerare su un progetto di riorganizzazione che aveva già evocato un anno e mezzo fa: l’unificazione di Aisi e Aise.
L’idea di creare un’unica agenzia di intelligence è una questione ciclica che, tuttavia, non è mai stata concretizzata. La divisione delle competenze tra Aisi (intelligence interna) e Aise (intelligence esterna) è considerata da molti un pilastro della sicurezza nazionale, e qualsiasi proposta di accorpamento genera immediatamente reazioni contrarie. Gli oppositori, presenti anche nell’area politica di destra, sottolineano che nessun Paese occidentale avanzato adotta un modello basato su un’unica agenzia.
In questo contesto, un contributo rilevante arriva dalla proposta di legge avanzata da Lorenzo Guerini, deputato del Partito Democratico e presidente del Copasir. Il testo, già in discussione alla Camera, mira a rivedere la gestione della sicurezza nazionale e include anche il funzionamento dei servizi segreti. Sebbene non preveda esplicitamente la fusione tra Aisi e Aise, la proposta rappresenta una base di partenza per avviare un confronto più ampio.
Guerini, noto per il suo scetticismo rispetto all’accorpamento delle due agenzie, ha immaginato una riforma che introduce l’istituzione di un’autorità delegata con maggiori poteri rispetto all’attuale configurazione. Questa ipotesi, però, suscita già preoccupazioni negli apparati della sicurezza, timorosi di un’eccessiva concentrazione di potere. Lo stesso Guerini ha ribadito che il testo non è definitivo e ha auspicato l’apporto di contributi esterni per raffinare ulteriormente la proposta.
In questa direzione, si sta lavorando a un convegno che riunisca politici e tecnici, con l’obiettivo di promuovere una soluzione bipartisan. La riforma dei servizi segreti è considerata una materia troppo delicata per essere affrontata senza un ampio consenso. Tuttavia, le resistenze interne agli apparati restano forti, con molti che vedono nella configurazione attuale una garanzia di equilibrio e pluralismo nella gestione dell’intelligence.
Nonostante ciò, la proposta di Guerini sembra trovare un certo apprezzamento da parte di Mantovano, che la considera una base di discussione utile. Resta da vedere se il sottosegretario vorrà spingersi oltre, rischiando di affrontare un terreno politicamente e tecnicamente insidioso. Dopo i recenti successi, Mantovano potrebbe scegliere la prudenza, evitando di esporsi su un tema che potrebbe generare divisioni interne e rallentare altre iniziative strategiche.
In ogni caso, la discussione sulla riforma dei servizi segreti sembra destinata a proseguire, sollevando interrogativi sulle modalità migliori per garantire un’efficace tutela della sicurezza nazionale, mantenendo al contempo un adeguato controllo democratico e un equilibrio tra le diverse funzioni operative.
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