Mosca sposta forze e armamenti verso la Libia, puntando a consolidare la propria presenza nel Mediterraneo centrale e in Africa
Il Cremlino appare determinato a mantenere la propria presenza nelle basi militari di Tartus e Hmeimim in Siria, ma allo stesso tempo è pronto a un riassetto strategico nel Mediterraneo. La situazione non dipende unicamente dalle decisioni di Mosca. Con l’ascesa di Hayat Tahrir al-Sham a Damasco, gruppo jihadista guidato da Ahmad al-Sharaa, alias Abu Mohammed al-Jolani, il destino delle due basi russe è legato alla capacità della Turchia di far rispettare gli accordi presi con Vladimir Putin e alla disponibilità di Al-Jolani ad allinearsi alle direttive di Ankara.
I movimenti sul terreno dimostrano come i russi siano consapevoli della precarietà della situazione. Convogli di carri armati, blindati e camion carichi di soldati si stanno ritirando dalle aree di Manbij, Kobane e dalle regioni orientali e nord-orientali della Siria, dirigendosi verso Tartus e Hmeimim. Questa mossa indica un riposizionamento delle forze russe, in attesa di verificare se i colloqui con Hayat Tahrir al-Sham possano tradursi in accordi credibili e duraturi.
L’arrivo di due Antonov AN-124, i più grandi aerei cargo al mondo, parcheggiati negli ultimi giorni sulla pista della base di Hmeimim, suggerisce un trasferimento logistico su larga scala. Mosca sta evacuando mezzi e materiali accumulati negli anni di presenza militare in Siria, una scelta obbligata per ridurre l’esposizione in un contesto di crescente incertezza. Parte del materiale non rientrerà in Russia: i radar indicano che alcuni voli cargo si dirigono verso la base di Al Khadim, situata a est di Bengasi, in Libia.
La base di Al Khadim rappresenta un nuovo punto d’appoggio strategico per Mosca, che ha stretto solidi accordi con il generale libico Khalifa Haftar. Questo trasferimento consente alla Russia di rafforzare la propria presenza militare in Libia e, più in generale, nell’Africa settentrionale. La base di Al Khadim potrebbe diventare l’alternativa operativa alla base aerea di Hmeimim, mentre il porto di Bengasi offre l’opportunità di replicare le funzioni di Tartus nel Mediterraneo centrale.
Tartus e Bengasi, tuttavia, non sono equivalenti. Tartus è una struttura consolidata, utilizzata dalla marina russa fin dal 1971 grazie agli accordi siglati con Hafez al-Assad. Questa base ha un’importanza strategica: garantisce supporto logistico alle navi russe provenienti dai mari del Nord e dirette verso il Mar Nero, area cruciale nel conflitto con l’Ucraina. La perdita di Tartus comprometterebbe gravemente la capacità russa di proiettare forza navale nel Mediterraneo orientale e nel Mar Nero, rafforzando allo stesso tempo il controllo dei Paesi NATO, come l’Italia, sul Mediterraneo centrale.
Bengasi, seppur meno sviluppata di Tartus, offre alla Russia un vantaggio strategico significativo. Geograficamente è più vicina al quadrante africano, dove Mosca ha rafforzato la propria presenza militare attraverso accordi con Mali, Niger, Ciad, Sudan e Repubblica Centrafricana. Tuttavia, la Libia rimane un teatro instabile, dove la presenza turca a sostegno del governo di Tripoli rappresenta un ostacolo all’espansione russa.
La pressione della NATO si farà sentire? Un rafforzamento della presenza russa in Libia alimenterà le tensioni con i Paesi occidentali, in particolare con l’Italia, che considera il Mediterraneo centrale un’area di primaria importanza strategica. Inoltre, la competizione con la Turchia renderà più complesso il consolidamento della posizione russa, soprattutto in assenza di una stabilità politica in Libia.
Mosca sta giocando una partita delicata, nella quale ogni mossa deve tenere conto di una serie di equilibri regionali e internazionali. La ritirata strategica dalla Siria non equivale a un abbandono totale, ma a una riallocazione delle risorse verso teatri operativi più promettenti. La base di Al Khadim e il porto di Bengasi potrebbero diventare i nuovi punti d’appoggio russi nel Mediterraneo centrale, assicurando a Mosca una presenza significativa sia in Nord Africa sia nelle rotte marittime che attraversano il Mediterraneo.
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