(di Girolamo Panetta) In piena rivoluzione digitale assistiamo ad una proliferazione di applicazioni informatiche, che noi tutti ormai conosciamo con il nome di APP, che nascono con la pretesa di risolvere qualsiasi problema che l’uomo deve affrontare quotidianamente. Fin dalla nascita dei famigerati Smartphone, che tanto hanno significato per la trasformazione digitale della nostra società, molte delle nostre operazioni che nel tempo avevamo imparato a fare con strumenti più o meno evoluti, sono state sostitute da queste applicazioni informatiche. Basti pensare ad esempio alle applicazioni di fotocamera installate in modo ‘nativo’ appunto sui dispositivi telefonici, e che nel corso degli anni hanno subito una trasformazione in termine di tecnologia tanto da diventare, soprattutto per i non appassionati, l’unico modo per immortalare qualsiasi momento della giornata. La diffusione di questo tipo di tecnologia è legata indissolubilmente a quella dei dispositivi mobile a cui ognuno di noi ha affidato gran parte del proprio essere, e con cui si relaziona come se fosse ormai una parte di se stesso; è difficile pensare di operare sia nel mondo del lavoro che nella sfera degli affetti personali senza fare riferimento a questi oggetti.
La diffusione delle APP è stata fortemente alimentata dalla capacità di poter essere proposte gratuitamente sul mercato telematico, e ha reso possibile, secondo il mio giudizio, un grado di fidelizzazione nei confronti della tecnologia digitale che in altri tempi, anche durante la rivoluzione di Internet e la nascita di tanti siti informatici tematici, non aveva consentito. Dalla nascita di Internet fino alla diffusione capillare nella società più estesa, è passato molto più tempo di quello che fenomeni culturali, e voglio chiamarli cosi, come Facebook, Instagram, Linkedin, ecc. hanno fatto e riescono a fare. La connessione con i social media è di fatto continua per la maggior parte di noi e alimenta la nostra convinzione di essere sempre al centro di un sistema di condivisione di informazioni delle quali siamo sempre noi i protagonisti. Per non parlare poi di WattsUp che di fatto ha rivoluzionato il sistema di messaggistica permettendoci di essere al centro di un sistema di comunicazione sempre più inclusivo e generalizzato; ho visto nel tempo persone non proprio aduse all’utilizzo della tecnologia che sono riuscite a scrivere messaggi con questa APP andando ad incidere fortemente sul sistema.
Ma le App risolvono tutti i nostri problemi?
Viviamo un momento di fortissima rivoluzione digitale in cui oltre alla dipendenza fisica e mentale dagli oggetti che ci circondano, abbiamo la necessità di relazionarci con il progressivo mutare del funzionamento degli apparati statali, della pubblica amministrazione intesa nell’accezione più generica possibile. Ora come mai processi che fino a qualche tempo potevano essere condotti nella doppia modalità, classica recandoci negli uffici adeguati e informatica collegandoci ai siti messi a disposizione, sono diventati definitivamente on line; assicurazioni, banche, strutture sanitarie, pubblica amministrazione locale e centrale ecc. hanno ormai messo a disposizione servizi informatici , senza i quali quindi non sarebbe possibile portare a termini transazioni specifiche. In questo caso le APP non solo risolvono i nostri problemi, ma agiscono direttamente sul nostro sistema di integrazione con le funzioni basilari della nostra esistenza. Essere digitale significa non essere solo al passo con i tempi, ma dettare i tempi del proprio vivere.
Prenotazioni di viaggi on line, acquisti on line e tanto altro hanno aperto già da diverso tempo il varco per lo sviluppo del mercato di queste applicazioni; inoltre lo scenario di forte sviluppo digitale e ultimamente l’epidemia Covid ha generato la produzione di moltissime applicazioni e per tante ragioni ne ha favorito la proliferazione; un esempio su tutti; i siti di e-learning che hanno messo a disposizione tantissimi corsi di informatica e non, a bassissimo prezzo, ‘approfittando’ dell’enorme tempo libero che molti di noi hanno goduto in modo forzato. Per non parlare delle applicazioni per la gestione dello smartworking, della comunicazione intra-aziendale e di quelle che consentono lo svolgimento delle lezioni a distanza. Zoom, APP che consente la creazione di webconferences, è una delle applicazioni più scaricate ultimi mesi.
L’epidemia Covid con la quale ormai sappiamo convivere ha generato tutta una serie di esigenze in fatto di scambio di informazione; basti pensare alla possibilità di trattare dati di pazienti che condividono attraverso le APP la propria sintomatologia e alla necessità di trattare i dati necessari al tracciamento dei contagiati e del percorso che hanno assunto i focolai di epidemia; tutti casi reali di applicazione che hanno possibilità di generare informazioni veramente utili e attendibili quando però installate su un numero sempre più di elevato di utenti, suffragando appieno il paradigma al quale assistiamo in modo partecipe più che mai.
Nella sfera legata quindi al mondo della sanità le APP sono efficaci anche quando supportano in modo adeguato il disaccoppiamento fisico medico-paziente; nei casi di emergenza come per le epidemie, ma in tutti qui casi in cui la visita tradizionale non è consentita; nei casi di tele- monitoraggio e di tele-refertazione ( es. invio a distanza di un ECG e di una valutazione immediata da parte del comparto medico). Nello scenario Covid, è molto utile utilizzare le APP anche per le valutazioni intra reparto, per le consulenze specialistiche senza diretto contatto con il paziente. Il software è valente e sicuramente prezioso quando in tutti questi casi consente una comunicazione certificata e durante la quale viene sempre salvaguardata la sicurezza del dato. Ora più che mai è richiesta la necessaria conversione di modalità di gestione dei pazienti da sistemi ‘canonici e ormai consolidati’ a sistemi più vicini al concetto di telemedicina, concetto del quale se ne parla ormai da anni ma che ha avuto per tanti motivi molta difficoltà a partire concretamente.
In questo contesto e con la garanzia della sicurezza dei dati sanitari le APP possono realmente funzionare; a differenza di altri contesti, forse già più maturi per le esperienze fatte, nel campo della sanità è necessario suffragare ancor di più l’incalzante divenire delle tecnologie digitali; quanto fatto ad esempio nel campo della diagnostica per immagini e dell’utilizzo di particolari sistemi di Intelligenza Artificiale deve trovare il parallelo anche nel campo, ad es. dei sistemi di degenza, di controllo della terapia, di controllo del sovraffollamento dei Pronto Soccorso e in tanti altri esempi concreti.
Devono riuscire a funzionare in un contesto in cui il paziente è sempre al centro dei processi che lo stesso sistema sanitario ha istituito; quindi efficaci nei sistemi di rilevazione, di condivisione delle patologie nella rete scientifica, nei sistemi condivisi di trattamento e nei meccanismi di scelta delle operazioni da fare in tempo reale. Il concetto di Social Computing come approccio recente per realizzare applicazioni che favoriscono la comunicazione tra utenti, è di fatto utilizzabile appieno quando si parla di APP da utilizzare nel campo sanitario; il famoso Fascicolo Sanitario del paziente di cui si auspica sempre una applicazione su scala nazionale. Ci sono APP che offrono la possibilità di fornire al cliente la registrazione del proprio fascicolo sanitario, in modalità sicura, protetta e in adempimento a quelle che sono le normative in materia.
L’App……etito vien mangiando
Le competenze di chi si offre come fornitore di applicazioni, in senso generale, devono essere altissime proprio per la delicatezza delle materie che affrontano, e che abbiamo visto sono le più variegate. Una moltitudine di aziende sorgono proprio con progetti legati allo sviluppo di APP; molte StartApp trovano fondi nel presentare progetti tecnologici e di varia natura. Sono legate al mondo dell’università e al mondo imprenditoriale mettendo assieme competenze specifiche e di alto livello. I prodotti che realizzano sono sicuramente di qualità e corrispondenti agli standard e alle normative nazionali ed internazionali.
Di contro c’è da dire che sul mercato telematico vengono messe a disposizione, gratuitamente, piattaforme di sviluppo, che danno la possibilità anche a persone non proprio esperte di programmazione e soprattutto della materia di sviluppare software da distribuire su apparati mobile; basti pensare ad esempio ai programmi ‘Flutter’ e MIT Inventor’ che attualmente vanno per la maggiore; appurata la necessità sorge anche il modo di soddisfarla, magari prendendo solo l’occasione al ‘volo’ senza pensare alla reale complessità del problema.
Questi fenomeni non sono niente altro che figli della rivoluzione digitale a cui assistiamo da protagonisti ormai da tempo. Le APP sono e possono essere ancor di più un elemento irrinunciabile per il nostro vivere ma devono, al pari dei rapporti tra cittadino ed istituzione consolidati nel tempo da processi certi, essere supportate da una regolamentazione ancor più stringente degli standard architetturali, di processo e soprattutto di sicurezza.
Girolamo Panetta, socio AIDR ed Area Manager CONSIS.A.r.l