La Russia ha incrementato del 70% la capacità della sua flotta di petroliere rispetto all’anno precedente, nonostante gli sforzi compiuti per contrastare le assicurazioni e le compagnie di navigazione che consentono a Mosca di eludere le sanzioni occidentali.
Il volume di petrolio russo trasportato da vecchie petroliere è passato da 2,4 milioni di barili al giorno nel giugno 2023 a 4,1 milioni nel giugno 2024, come riportato da uno studio pubblicato dalla Scuola di Economia di Kiev (KSE), pubblicato dal FT. Questo aumento si verifica mentre Stati Uniti, Canada, Giappone e alleati europei hanno intensificato la pressione su assicuratori e armatori internazionali nel tentativo di limitare la capacità di Mosca di generare entrate per finanziare la guerra in Ucraina. Nuove società e singole navi, legate alla flotta ombra russa, sono state infatti aggiunte alle liste delle sanzioni.
Molte di queste navi attraversano regolarmente acque europee ad alta densità di traffico, come il Mar Baltico, gli Stretti Danesi e lo Stretto di Gibilterra, aumentando il rischio di disastri ambientali per l’Unione Europea e i Paesi confinanti. Per ridurre questi pericoli, la KSE propone di creare “zone proibite alla flotta ombra” nelle acque europee. In caso contrario, avverte il rapporto, è solo “questione di tempo” prima che si verifichi un disastro ambientale su larga scala a ridosso delle coste europee.
La fragilità del quadro normativo, unita al ruolo sempre più preponderante delle petroliere ombra nel commercio di petrolio russo, rende inevitabile un incidente ambientale di vasta portata. A giugno di quest’anno, il 70% del petrolio russo via mare era trasportato da questa flotta, che Mosca ha costituito spendendo circa 10 miliardi di dollari, secondo la KSE. Di questo, l’89% era costituito da esportazioni di petrolio greggio, in gran parte venduto a prezzi superiori ai 60 dollari al barile da metà 2023, mentre il 38% riguardava altri prodotti petroliferi.
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