di Antonio Adriano Giancane
La fine del regime di Bashar al-Assad in Siria segna una svolta fondamentale non solo per il popolo siriano, ma anche per le potenze internazionali che hanno appoggiato il presidente deposto. La Russia, uno dei principali alleati di Assad, si trova ora di fronte a un’importante decisione riguardo alla sua presenza nel paese, che include una rete di basi strategiche e un complesso sistema di alleanze militari. La recente caduta di Assad, con il parallelo avvicendamento di un governo di transizione siriano sostenuto dal gruppo ribelle Hayat Tahrir al-Sham, apre scenari incerti per il futuro della Russia in Siria e sulle sue rotte marittime.

Attualmente, la Russia gestisce due basi principali in Siria, entrambe cruciali per la sua proiezione di potenza nella regione. La base di Khmeimim, situata vicino alla città costiera di Latakia, ospita aeromobili e personale militare, mentre la base navale di Tartus, sulla costa mediterranea, è di vitale importanza per la Russia. Quest’ultima fornisce l’unico accesso diretto di Mosca al Mar Mediterraneo, un punto strategico per operazioni navali e come stazione per la flotta e i sottomarini nucleari. Se la Russia dovesse decidere di ridurre la sua presenza in Siria, sarebbe un duro colpo per la sua capacità di influenzare gli equilibri regionali.
La base di Tartus, in particolare, è considerata un’avamposto chiave non solo per la Russia ma anche per il controllo geopolitico del Mediterraneo orientale. Recenti movimenti di truppe e attrezzature hanno sollevato interrogativi sul possibile ritiro o su un semplice riorientamento delle forze russe. Sebbene Mosca non abbia confermato ufficialmente un ritiro su larga scala, le segnalazioni di spostamenti di navi e attrezzature sembrano suggerire che il Cremlino stia riconsiderando la sua strategia in Siria.

Obeida Arnaout, portavoce del nuovo governo di transizione siriano, ha recentemente sollecitato Mosca a riconsiderare la sua presenza nel paese, ora che il suo alleato principale è stato rovesciato. Secondo Arnaout, l’era di Assad è finalmente finita, e la Russia potrebbe voler stabilire nuovi rapporti con il nuovo governo per evitare di essere vista come parte di un “regime criminale”. La sua dichiarazione suggerisce che Mosca potrebbe cercare di rafforzare i legami con la nuova amministrazione siriana, che intende riparare le divisioni interne e proiettarsi verso una politica di apertura internazionale. La volontà di entrare in contatto con i nuovi leader siriani potrebbe essere influenzata dalla necessità di adattarsi al cambiamento politico, che ora offre un contesto completamente diverso rispetto agli anni di alleanza con Assad.
Recentemente, un convoglio navale russo ha suscitato l’attenzione degli osservatori internazionali. Le navi da carico Sparta e Sparta II, battenti bandiera russa, sono state avvistate nel porto di Tartus, dove hanno caricato attrezzature e personale militare, per poi dirigersi verso il Canale di Sardegna e Malta. Secondo le immagini satellitari, le due navi sono state parte di un’operazione di trasbordo, e il loro movimento, apparentemente senza una destinazione definita, potrebbe indicare un ritiro parziale o un semplice spostamento di asset. In effetti, alcuni analisti suggeriscono che si tratti di un’evacuazione o di un ridispiegamento coordinato, piuttosto che di una ritirata immediata.
Le navi, che inizialmente erano state ipotizzate in rotta verso la Libia, hanno invece fatto ritorno verso la Russia, con destinazioni finali identificate in San Pietroburgo e Kaliningrad, sebbene il loro arrivo in questi porti non sia ancora garantito. A scortare queste navi c’erano unità navali russe come la General Skobolev, la Alexander Otrakovsky, la Admiral Grigorovitch e la Ivan Gren, che non sono visibili sui sistemi di tracciamento open-source, ma che potrebbero indicare un coinvolgimento militare diretto nella protezione e gestione delle operazioni di ritiro.
Un altro elemento significativo è il movimento della nave Sparta IV, che ha attraversato lo Stretto di Gibilterra e sta ora navigando verso Port Said, in Egitto. La destinazione finale di questa nave, così come di altre navi della stessa classe, potrebbe suggerire un possibile ridispiegamento verso altre zone del Mediterraneo, come la Libia o l’Egitto, sebbene non sia ancora chiaro se tali movimenti siano parte di un piano di ritiro definitivo.
Gli esperti osservano con attenzione la possibile evoluzione delle operazioni navali russe. Il coinvolgimento di altre navi dello stesso tipo, come la Sparta IV, nel Mediterraneo centrale indica che la Russia sta probabilmente riorganizzando le proprie risorse nella regione. La crescente attenzione sul movimento delle navi e sulle operazioni di carico e trasbordo suggerisce che la Russia stia cercando di stabilire nuove linee di approvvigionamento e di consolidare le proprie forze navali in altre aree strategiche.
Il movimento delle navi potrebbe anche rivelare un cambiamento nelle priorità strategiche della Russia, che potrebbe cercare di consolidare la sua influenza in altre aree come la Libia, dove ha interessi geopolitici, o nel Mar Nero, dove le basi navali russe sono cruciali per la proiezione di potenza in Europa orientale.
L’evoluzione della situazione in Siria, con la fine del regime di Bashar al-Assad, ha decisamente contribuito a creare un nuovo scenario geopolitico in cui la Russia deve fare i conti con la propria presenza e i suoi interessi.
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